giovedì 18 dicembre 2014

[ I wanted to be a] Pop Star, but...


Nel 1986 me ne andai a Londra… volevo “sfondare” nel mondo della musica, punk ovviamente, e venivo dall’esperienza ( incompresa) dei No Communist In Europe! Gruppo proto HC de Roma che, sull’onda dell’elezioni di Ronald Reagan in America, ispirava la sua azione ribellistica ad un edonismo cinico e fine a se stesso…mi pare si dica nichelismo, ma…vabbè…comunque Londra mi accolse con totale indifferenza e finii, come moltissimi italiani, a lavorare in ristoranti italiani per una manciata di sterline, pocket money! Non diventai né ricco né pop star però – questo si! – mi sono divertito molto e, cosa più importante, mi trovai nella “perfida Albione” nel momento in cui “esplose” un fenomeno per molto tempo sottovalutato dagli stessi inglesi: the red wedge movement! [Beat the Whites with the Red Wedge]. Per farla breve, poiché su internet alla parola chiave “red wedge” troverete di tutto e di più, fù un tentativo, invero spontaneo ma un po’ “pop”, di ri-inserire nel tessuto teatcheriano un po’ di sano e vecchio socialismo orwelliano! Troppo complicato? Forse, ma tant’è…
Di quei giorni restano poche cose ed eccole tutte per voi:
Primo tra tutti lo stupendo album dei Redskins, Neither Washington Nor Moscow…gruppo seminale formato da Chris Dean (che sotto il nome X Moore aveva una carriera parallela come giornalista di New Musical Express) nel 1981 in Inghilterra, la sua prima band, si chiamava No Swastikas. Il gruppo era fortemente politicizzato e Chris, militante del Socialist Workers Party insieme al compagno Martin, portò le sue istanze di socialismo rivoluzionario nei testi musicali che proponeva. Keep on, keepin’on un manifesto e mio personale slogan…
Walls come tumbling down degli Style Council, oltre a imporre la figura del vecchio mod Paul Weller tra i più left-oriented musicisti di allora ( ma lo è ancora oggi), ci ha lasciato in eredità questa frase:
You don't have to take this crap
You don't have to sit back and relax.
So what a fuc**!!
La ristampa di The road of Wigan Pier di George Orwell, l’esplosione di Billy Bragg, l’arrivo del sentimentalismo militante del duo Tracey Thorne e Ben Watt, I Communards e la consapevolezza di una comunità gay…l’idea di una Londra che non seguiva solo l’onda punk per opporsi ad una nuova Inghilterra sempre più tesa verso orizzonti “finanziari”…un po’ tutto questo aveva creato quell’atmosfera di speranza verso il futuro che ricordava, almeno così mi dicevano vecchi freak a Folkstone, quella degli anni sessanta. The swingin’sixties!
Io non c’ero negli anni sessanta, ma la speranza di un futuro migliore, sotto la grande e comune bandiera socialista mi manca!
Fuc* Commies, Fuc*Nazi! Keep on, keepn’on!

martedì 16 dicembre 2014

...in mano ai beceri mercanti d'Europa!


Ultimi giorni di un anno un po’ così. Passato, come gli ultimi d'altronde, a cercare una speranza di uscita da una crisi che è di costume, sociale, forse anche di identità [ per essere audaci] che non economica.
A mio avviso l’errore base è stato quello di indirizzare una paese [ inteso come espressione di una storia collettiva “comune”], l’Italia, in un percorso che misurava – e misura ancora aimè – la sua sostenibilità in base alle proprie risorse economiche e non sulla base del proprio ruolo culturale. Per fare un esempio concreto è come se Leonardo Da Vinci prima di essere accolto in ogni Corte d’Europa in base al proprio alto ruolo culturale, fosse valutato dai soldi in saccoccia [come si dice a Roma]. I soldi, ovvero le ricchezze economiche [ senza entrare nel merito della provenienza delle stesse] appartenevano al principe il quale, con questi, si “comprava” le capacità esclusive del genio di Leonardo.
Nel momento in cui l’Italia ha deciso di barattare in Europa la propria storia di un paese di lettere, per consegnarsi al giudizio dei paese dei numeri, non ha fatto altro che consegnarsi al giudizio del beceri mercanti. Cosa che noi [italiani] non siamo!

venerdì 12 dicembre 2014

Merry Xmass, Massimo...hey man, daje!


Nell’estate del 1974 Urbani partecipa alla seconda edizione di Umbria Jazz. Tra il pubblico che lo ascolta suonare al bar St. Andrews di Perugia c’è anche il grande sassofonista americano Sonny Stitt, che al termine della sua esibizione si complimenta lungamente con lui. In questo periodo cominciano a manifestarsi i primi sintomi di quel disagio esistenziale che lo avrebbe lentamente condotto all’autodistruzione. In novembre non si presenta al festiva del jazz di Bologna, dov’è atteso con il suo trio. Diventa inaffidabile e irascibile. Se n’era già accorto anche Rava, che poco tempo prima lo aveva invitato a suonare con lui negli Stati Uniti. Un giorno, Massimo che era ospite in casa sua, aveva danneggiato involontariamente un prezioso registratore che era stato prestato a Rava da un amico e subito dopo era sparito. “Quando si rifece vivo”, avrebbe in seguito raccontato il trombettista, sembrava un barbone, gli abiti a pezzi, una tosse tremenda, la febbre alta, dolori dappertutto. Aveva dormito due notti al gelo su una panchina al Central Park. Questo era Massimo Urbani a diciassette anni, e non sarebbe mai cambiato.” Rava avrebbe tuttavia ricordato con orgoglio gli esiti musicali di quel viaggio newyorkese di Urbani, che aveva folgorato con il suo talento i migliori sassofonisti dell’epoca, da David Schnitter a Bob Mover.

…poche righe, prese si internet per ricordare la figura di Massimo Urbani, sassofonista Jazz e spirito punk. Esce in questi giorni una versione aggiornata del libro su Urbani, dal titolo L’avanguardia è nei sentimenti. Non mi piace la parola avanguardia, la sostituisco spesso con audacia, ma di sentimento, nel Jazz di Urbani, c’è ne moltissimo.
Se volete spendere dei soldi per Natale, regalatevi il libro. Anche se nella prima versione, se ben ricordo, c’era allegato anche un CD. Dovrò controllare tra i miei libri.
Molto bello anche il numero di Jazzit#78 [qui]con una lunga retrospettiva su Urbani, ricca di materiale iconografico…bella, però cercate di ascoltare la versione di Body and Soul, accompagnata con Mike Melillo al piano e registrata nel 1987.
Daje Massimo, nu’molla!

giovedì 11 dicembre 2014

Klaxon e Gli Ultimi vs Mancester City: 5 - 0!

Klaxon e Gli Ultimi… abbiamo di fronte due dei più rappresentativi gruppi della scena romana, uno è leggenda mentre l’altro lo sta diventando suon di live da paura. Hanno deciso di mettersi insieme in studio per dar vita non ad uno split, ma un unico album di 12 pezzi scritto dalle due band, già perché anche se il marchio di fabbrica di ciascuno è ben definito i pezzi si incastrano perfettamente uno con l’altro e il risultato non può che essere il classico disco da urla e sudore, con una massa informe sotto al palco a perdere la voce cantando queste 12 perle.
Aprono i Klaxon mettendo subito in chiaro quale sarà l’andamento, Spirito Punk-Rock con quel ritornello da panico, poi tocca agli Ultimi con il loro punk stradaiolo inconfondibile, storie cantate e suonate e alle quali siamo tutti piacevolmente abituati. L’ordine dei pezzi è casuale, non esiste il lato A dei Klaxon e il lato B degli Ultimi (si, è uscito in LP, ma c’è allegato anche il CD) come ho già scritto questo disco è stato fatto assieme, anche con partecipazioni reciproche in alcune canzoni, cori per i Klaxon con appunto Gli Ultimi, Lorenzo Morelli e Sergio (FUN).
Registrato, mixato e masterizzato all’Hombre Lobo Studio da Valerio Fisik, prodotto e distribuito dalla Hellnation [ Via Nomentana 113], grafica (pazzesca) di Zerocalcare e l’Ultimo, questo disco è l’ennesimo capolavoro da avere assolutamente, da consumare e da imparare…soprattutto dopo lo schiaffo in Champions di ieri sera!

mercoledì 10 dicembre 2014

Oreste, il bello. Storia di Roma


Solo poche righe per annunciare un piccolo pamphlet di vita personale. Una sorta di auto produzione un po’ ante litteram, che sfugge dal circuito ribellistico che seguo [con passione], per scavare nei ricordi personali di un figlio che ritrova suo padre, ragazzo del’99 della grande guerra e proto- bohemien, in una Roma che solo anni dopo, con Pasolini, Moravia, ma anche Tomas Milian e Sordi, definiremo casareccia.
Ricercando nel vasto archivio fotografico, Domenico Pettini [ che già negli anni cinquanta aveva una Kodak e filmava la sua famiglia con una Canon], ha riscoperto una serie di vecchie fotografie su Oreste “il bello”, che fanno da cornice a una storia tutta romana.
Ho scritto, con piacere ed entusiasmo, alcune poche righe di introduzione.
Appena sarà disponibile il libro ne avrete una breve recensione e una “intervista” con l’autore.
A presto…keep on, keepin’on!

Ortodossia...un cazzo!

...mha! Ho i miei dubbi. La Universal, AKA Virgin ha [da poco] ristampato il 45 Ortodossia, edito dalla Attack punk di Bologna nel lontano 1984, in un formato de-luxe! E' inutile aggiungere che io posseggo l'originale e che io lo comprai proprio a Bologna. Come sono lontani quei tempi e lo spirito del settantasette e del Fuck the system! Non mi oppongo all'idea della ristampa del singolo, già comunque disponibilesu diversi CD a prezzi vantaggiosi. Se cercate su ebay l'originale ha raggiunto prezzi vergognosi, ma una versione de-luxe, beh...lasciatemelo dire, mi irrita! L'uscita poi [ del box ] nei giorni del [santo] natale e nei giorni della ricerca-del-regalo a tutti i costi aggiunge un punto di rabbia in più, che non guasta.
In un vecchio numero di Snowdonia, bellissima fanzine dei fratelli Pustianaz di Torino, i CCCP si lasciano andare in una lunga intervista ( su carta, comunque interamente disponibile qui ) e c'è un passaggio che la dice lunga su quante cose sono cambiate nel mondo "punk"...ecco il passaggio: alla domanda "Quanti concerti avete fatto?", la risposta non lascia dubbi: Tanti, però neanche tantissimi, perché non vogliamo fare come quelli che in 30 giorni fanno 28 concerti. Io no, allora vado a lavorare in fabbrica.
Ecco il punto, Lo spirito della fabbrica è all'oppposto della ristampa De-Luxe di Ortodossia. E' il non prendere una posizione davanti a quest'operazione non di commercializzazione del prodotto [ chi se ne frega!], ma della banalizzazione dell'ortodossia alla base dell'allora spirito punk dei CCC-Fedeli alla Linea, che non dovrebbe lasciar inerte nessun vecchio punk.
Almeno incazzat***! Io lo sono...e mi sono rimesso sul piatto il primo 45 giri dei Crash Box di Milano!
...echecazzo!
PS l'iimagine del testo è relativa alla mia versione del sigolo, con le grappette ai lati e una stampa in ciano davvero cupa.

lunedì 8 dicembre 2014

Un paese culturalmente vivo, schiavo dei numeri e non libero nelle lettere.

Nuova edizione di All Frontiers, eccellente festival che si svolge ogni anno a Gradisca, in provincia di Gorizia. Tre i nomi di spicco: Peter Brötzmann, Steve Noble e Mika Vainio. Il sassofonista, sempre in tour anche a 73 anni, è una figura d’importanza capitale per la musica degli ultimi decenni e torna a Gradisca insieme a Steve Noble, batterista sempre del giro dell’improvisazione, che i eruditi [ di musica audace, come la definisco io al posto del retrò avanguardia] conosceranno anche per le collaborazioni con gli Æthenor (Daniel O’Sullivan, Stephen O’Malley e Vincent de Roguin) e con il solo O’Malley. Su Mika Vainio, in questi anni, tanti hanno scritto (e anche parlato) che vi diamo un altro link e basta. Sabato, a inizio serata, c’è la presentazione del libroOltre le periferie dell’impero”, che ruota intorno alla figura di Fausto Romitelli, compositore nato proprio a Gorizia e scomparso a quarantun anni nel 2004, oggi finalmente messo nella giusta evidenza (quest’anno, su di lui, è uscito anche “Have your trip”, a cura di Vincenzo Santarcangelo). Insomma cercate anche voi in rete All frontiers+gorizia, troverete l’intero programma.
Insieme al Festival di Bologna, Angelica, quest’evento, orami “storico” di Gorizia è l’ennesima testimonianza di un paese vivo e audace, ma che solo una società [ fuck the system!] gestita da politici vecchi, giornalisti beceri e uomini di cultura sonnolenti, vogliono farci credere “in crisi” solo davanti ai crudi numeri del PIL/ISTAT/SPREAD...e vaffancul*!!

giovedì 6 novembre 2014

...I Love you Punk Rock!

 
È la prima mostra fotografica italiana interamente dedicata ai Ramones, la punk band newyorkese, quella che inaugura giovedì 6 novembre alla galleria d’arte contemporanea ONO di Bologna (via s. margherita 10, www.onoarte.com, fino al 7 dicembre). Pezzo forte dell’esposizione sono 70 scatti realizzati nei primi anni di attività dei Ramones e inediti in Italia. Autore delle immagini è Danny Fields, primo manager del gruppo che scritturò i quattro in cambio di una batteria, strumento di cui la band era priva. La mostra si inserisce nelle celebrazioni per i quarant’anni della nascita dei Ramones il cui ultimo membro fondatore, il batterista Tom Erdelyi [Tommy Ramone], è morto lo scorso 11 luglio. Ad arricchire il progetto della galleria ONO, altro materiale proveniente dal Ramones Museum di Berlino, l’unico museo al mondo dedicato al culto dei Fast Four. Sopra, i Ramones fuori da un negozio di strumenti musicali...
Fields ricorda:
“The first time I saw the Ramones play, the first words Joey sang were, ‘I don’t want to go
down to the basement’. Now, unless you’re Bob Dylan or John Philips, I don’t give a shit about lyrics, but man, those are some great words! It’s like every comic book you’ve ever laughed at. I just loved them, and they looked so great, and the whole show was over in 17 minutes! They were the perfect, ready--‐made band.”
La band accettò a patto che Fields comprasse loro una batteria. Rimasero assieme per cinque
anni, fino al 1980, anno in cui usci “Danny Says” la canzone a Fields dedicata. In questi anni la band raggiunse la fama mondiale e influenzò a sua volta numerose band e non ultimo il Punk inglese.
...un momento di storia anche personale. Avevo tredici anni quando con mio fratello vendemmo l'intera collezione del fumetto Il Mago di mio padre per conprare un 45 giri che mi/ci cambio la vita: "Sheena is punk rocker" di un gruppo di quattro zozzoni...i Ramones.
Da l' comincio un amore che ancora adesso mi commuove...I Love you punk rock!

giovedì 30 ottobre 2014

[La Rivoluzione]...comincia non appena le istituzioni tendono al fine che gli uni prendano tutto e agli altri nulla rimanga

Nel 2013, il 28,4% delle persone residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale, secondo la definizione adottata nell’ambito della strategia Europa 2020. L’indicatore deriva dalla combinazione del rischio di povertà (calcolato sui redditi 2012), della grave deprivazione materiale e della bassa intensità di lavoro e corrisponde alla quota di popolazione che sperimenta almeno una delle suddette condizioni.
 
 
Non dissimuliamoci l’esatta verità. Che cos’è una rivoluzione politica in generale? Cos’è, in particolare, la rivoluzione francese? Una guerra dichiarata tra patrizi e plebei, tra ricchi e poveri. Ecco dunque affrontato il grande problema. Seguiamone alcuni sviluppi.
Quando le istituzioni cattive e abusive di una nazione hanno prodotto l’effetto che la massa è rovinata, avvilita, caricata d’insopportabili catene; quando l’esistenza della maggioranza è divenuta talmente penosa, che essa non può piú farcela, è allora di solito che scoppia un’insurrezione degli oppressi contro gli oppressori. Il disagio che si prova in questa situazione diventa la causa per cui ci si muove, ci si scuote, per cercar d’acquisire uno stato migliore. Vien fatto naturalmente allo spirito di riflettere sui diritti primitivi degli uomini. Li si discute, si esamina quali sono nello stato naturale, quali devono essere nel passaggio allo stato sociale. Si riconosce facilmente che la natura ha fatto nascere ogni uomo eguale in diritti e in bisogni con tutti i suoi fratelli, che questa uguaglianza deve essere imprescindibile e inattaccabile; che la sorte di ogni individuo non deve subire alcuna alterazione passando alla vita sociale; che le istituzioni civili, lungi dal recar danno alla felicità comune, che soltanto può risultare dal mantenimento di questa eguaglianza, non hanno altro compito se non d’impedirne la violazione.
[...]
Questa guerra dei plebei e dei patrizi, dei poveri e dei ricchi, non esiste solamente dal momento in cui è dichiarata. Essa è perpetua, comincia non appena le istituzioni tendono al fine che gli uni prendano tutto e agli altri nulla rimanga; e finché il manifesto non è promulgato, il patriziato non sembra molto mettersi in guardia contro la rivolta dei plebei. Sembra ai ricchi che fingendo sicurezza, sforzandosi di far credere ai poveri che il loro stato ha il fondamento inevitabile nella natura delle cose, si costituisca la miglior barriera contro le iniziative degli ultimi. Ma quando è proclamata la dichiarazione di guerra, allora incomincia la lotta al vivo, e ciascuno dei due partiti impiega tutti i suoi mezzi per trionfare.
[L. Ghiringhelli, Prima di Marx. Alle origini del socialismo, G. D’Anna, Messina-Firenze, 1979, pagg. 70-72]
…i mie lettori sanno benissimo che non sono comunista, ma un vecchio anarchico liberale, però – e dico però -, non è così realistico questo concetto? Non siamo nella fase dove le istituzioni tendono al fine che gli uni prendano tutto e agli altri nulla rimanga?
..ma devo davvero scendere in campo?

mercoledì 29 ottobre 2014

Tuscia, punk, HC...e qualche ricordo.


Negli ultimi anni siamo stati letteralmente invasi da decine di pubblicazioni che hanno sviscerato in lungo ed in largo l'universo punk hardcore italiano. L'unico "difetto" è che hanno riguardato quasi esclusivamente il periodo tra il 1980 ed il 1989, da molti considerato l'epoca d'oro di questo tipo di suono in Italia, tralasciando tutto quello che è avvenuto dopo. Ecco allora che fa molto piacere leggere che il prode Capò, già batterista di Tear Me Down ed ora in forza ai Neid (nonché etichettaro con Rebound Action), ha dato alle stampe questo libro sulla scena della Tuscia e dintorni. Un libretto molto agile e molto scorrevole, che personalmente ho divorato in un paio d'ore. Attraverso le pagine possiamo ripercorrere nel dettaglio l'evolversi dei gruppi e dei personaggi che per oltre un ventennio hanno popolato (e popolano) il fitto sottobosco dell'underground viterbese. Capò snocciola con destrezza nomi di persone, gruppi, posti occupati e non, avvalendosi anche della riproduzione di volantini e foto dell'epoca, contribuendo a rendere ancor più affascinante questo viaggio. Spero vivamente che a questo libro ne segua un'altro, magari più improntato sui sentimenti e sui pensieri dei protagonista di questo viaggio ben lungi dall'essere terminato.
Gabba-book-gabba-hey!

martedì 28 ottobre 2014

Love Song e punk-e-fiori!


You talk about your revolution, well, that's fine
But what are you going to be doing come the time?
Are you going to be the big man with the tommy-gun?
Will you talk of freedom when the blood begins to run?
Well, freedom has no value if violence is the price
Don't want your revolution, I want anarchy and peace!

Come molti sapranno, per la mia generazione I CRASS hanno rappresentato qualcosa di veramente nuovo nel mondo del punk. E non solo come espressione [effimera] musicale, ma come approccio a quella cultura ribellistica che sino ad allora si era [ri] consegnata al “sistema” e da esso ne veniva – pian, piano – dissossata. Chi ricorda le cartoline inglesi con dei colorati punk e la scritta greeting from London?
…di quei giorni ne è veramente rimasto solo il ricordo. In un momento come questo dove è solo l’interesse economico a dettare l’agenda di ogni governo, non dovremmo forse ritornare alla poesia di quei momenti? Erano gli anni ottanta, Londra combatteva contro la dura Thatcther e gli scioperi erano veramente un momento di rottura. E i CRASS pubblicarono un libro di poesie.
Pochi giorni fa in una piazza romana migliaia di cittadini hanno manifestato in dissenso alle recente politiche economiche del Governo Renzi. Pochi giorni dopo si parla solo di altro. Un silenzio, da ambedue le parti, come si usa dire…assordante.
Resto Liberale e anarchico e mi rileggo Love Song dei CRASS.
Keep on, keepin’on

lunedì 27 ottobre 2014

Con il pensiero [ribelle] ad un pop/punk filosofo: Deleuze


Il pensiero, nessuno lo prende molto sul serio, tranne quelli che si considerano pensatori o filosofi di professione. Ma questo non impedisce affatto che esso abbia i suoi apparati di potere - e che sia un effetto del suo apparato di potere il fatto che possa dire alla gente: non prendetemi sul serio perché io penso per voi, perché vi do una conformità, delle norme e delle regole, un'immagine, alle quali voi potrete tanto più sottomettervi quanto più direte".
E non c’è cosa peggiori di chi si professa “custode” del pensiero! Dai nostri insegnanti alla scuola elementari, ai professor[oni] universitari e a chi amministra per conto vostro il [vostro] pensiero!
Ricordando Gilles Deleuze, filoso pop...forse anche un pò punk, morto suicida nel 2006 a Parigi. Un gesto di disperazione perche' era molto malato: una grave insufficienza respiratoria che lo aveva costretto di recente a subire una tracheotomia. Il suo corpo e' rimasto a lungo sul selciato dell' avenue Niel. Nessuno sapeva chi fosse quel povero vecchio (Deleuze aveva settant' anni) che sembrava un manichino disarticolato. In realta', la Francia lo aveva dimenticato o, piuttosto, lo aveva archiviato.

giovedì 23 ottobre 2014

Dal Silenzio [lungo], all'annuncio di un Ritorno! Back Again Joe!

...ormai è diventato un refrain, ma...ebben si! Il Blog stà per rinnovarsi! Anzi, tra poco avrà anche un fratello più grande: la pagina web andreapettini.org.
Mi sono perso nel "promuovere" il mio libro e ho lasciato un pò per strada i miei pensiere e commenti. Non che se ne sia sentita la mancanza, però...chissà!
In questi giorni stò lavaorando all'adattamento teatrale del Libro. Partendo da una micro-storia si arriva ai "°Grandi" processi: Ponzio Pilato che giudica Cristo, il processo di Norimberga, il processo delle BR ad Aldo Moro e tanti altri.
L'opera teatrale, montata con la tecnica del cut-up, vuole legare con un filo [tristemente] rosso momenti di letteratura alta che facciano ripercorrere al potenziale spettatore le fasi ( comuni a tutti i processi) dell'arresto, la detenzione, il processo e la condanna, la sentenza di morte.
..be tuned, I'll be back!

lunedì 28 luglio 2014

Sotto l'ombrellone con junkies and punk!



Arriva l’estate e porta con se un po’ di caldo e l’idea delle vacanze. Vacanze? E allora viaggi, mare, caraibi e libri. Per me niente caraibi, ma la piccola Termoli e qualche misero pamphlet. Vediamo cosa mi farà compagnia.
Cominciamo con William S. Burroughs: A Collector's Guide. Un agile libercolo che guida il lettore (interessato) nella storia dell’attività editoriale dello scrittore di Saint Luis. In realtà l’aspetto più interessante di questa guida è che accompagna il lettore nell’attività multimediale del Burroughs; infatti lo scrittore si è prodigato in produzioni di cassette [tapes], Dischi LP, ora anche in CD e molto altro materiale diverso dallo scrivere, ma in linea con la sua natura trasgressiva. Almeno per gli anni sessanta/settanta. Considerato uno degli artisti più importanti e innovativi del ventesimo secolo, ha influenzato considerevolmente la cultura popolare e la letteratura. Burroughs scrisse diciotto romanzi, sei raccolte di racconti e quattro raccolte di versi. Cinque, inoltre, sono i libri pubblicati, che raccolgono interviste o corrispondenze. Apparve in vari film, e collaborò con numerosi musicisti e performer. Nella guida questo e altro e sarà una piacevole lettura.
Gli scudetti che vinsero la guerra. L'orgoglio del vecchio Bologna, il primo titolo della Roma e la nascita del grande Torino sarà un’altra mia lettura, ma non con un approccio edonistico, ma bensì didattico. Cosa vuol dire? Ta-ta-ta-tata!!! Notizia in anteprima per i miei lettori: il prossimo libro dovrebbe essere il libro verità sullo scudetto della AsRoma che, vinto nel biennio 1941/42. Sono giacenti negli archivi del CONI documenti e carte che ci aiuteranno a capire se è vero – o no – che la squadra capitolina fu aiutata durante la guerra. Anche negli archivi del Ministero della Difesa e dell’Aereonautica ci sono tracce…significative.
Con i libri arriva anche la musica e non c’è estate senza un po’ di punk. Non c’è caldo senza Ramones e FuGaZi. Bello anche l’album degli italiani Giuda e bello anche il doppio CD di Ferradini e Pagani.
Un ultimo “pensiero”: sulla pagina web del corriere ho trovato una retrospettiva iconografica sui Ramoes, dal titolo “una storia americana”…bhé, non c’è niente di più vero! Se siete dei lettori del mio blog non devo aggiungere niente di più, basta il titolo, se non siete convinti…allora siete sul blog sbagliato!!!
Gabba brò, have fun!!!


mercoledì 2 luglio 2014

Consigli per l'Estate: SestoMarelli, Acciaierie lombarde folk

Suggested by Pettini:

Direttamente da Sesto San Giovanni ecco i SestoMarelli (esattamente come il quartiere della città dell’hinterland milanese), al loro primo album di inediti dopo tanta gavetta e tante serate passate a suonare in giro per i locali della Lombardia, fin da quando erano conosciuti col nome di Los Desperados. Acciaierie lombarde folk ha un titolo che è tutto un programma: folk popolare con racconti di provincia e con quello spirito “partigiano” che ancora ricorre nel sestese.
Il quintetto, composto da Roberto Carminati (voce e chitarra acustica), Alex e Christian Aliprandi (rispettivamente chitarra elettrica e batteria), Alessandro Muscillo (basso) e Mariela Valota (violino), ha una sua identità precisa con un sound che ricorda soprattutto Davide Van Der Sfroos e che in certi frangenti richiama i Bandabardò, i Modena City Ramblers e tutto ciò che è vagamente“irish”. Ne sono la dimostrazione le introduttive Un’ora lurida e soprattutto l’esaltante Lasciami sanguinare. I racconti goliardici di provincia proseguono con Che la festa cominci e con Gli Stones (come dicono), senza che venga trascurata la letteratura e l’immaginario fiabesco (Il conte, La sirena, Signora Wolf). Ma il pezzo più sorprendente forse è Il ritmo del tuo cuore, che prevede un testo dolce come le carezze accompagnato da una melodia quasi hard rock.
Dieci canzoni in 40’ che scorrono via lisci come l’olio e che divertono. Rusticani e diretti, i Sesto Marelli confezionano un disco pop-folk di impatto che traccia l’immaginario della periferia post-industriale. Una realtà disillusa ma che vive ancora di quelle radici e di quelle tradizioni che mai potranno assopire nel tempo, specialmente in una città progressista come Sesto San Giovanni.“Acciaierie Lombarde Folk” è un bel disco da prendere in considerazione per il genere, in particolare andrebbe ascoltato in un pub (o anche a casa) purché non manchi una buona birra da sorseggiare, in modo da calarsi completamente nell’immaginario provinciale.
[http://asapfanzine.blogspot.it/2013/06/acciaierie-lombarde-folk-e-lepica.html]

martedì 24 giugno 2014

Istituzioni vs [Calcio] di borgata

…sono ancora giorni un po’ complicati per me e, di conseguenza,  anche per il blog, che – mannaggia!! – riprende a camminare lento, pigro…un ritmo estivo direi, quasi ozioso. E dire che gli spunti non mancano. Proviamo a ricapitolare, i sommi punti, un po’ come le hit parade estive, i fatti interessanti che hanno – in qualche modo – impattato sulla mia curiosità.
I mondiali di calcio sono ovviamente l’evento di questi giorni, comprese le lagne del mister Prandelli sulla poca [sentita] appartenenza degli italiani a questa squadra. Non ho mai capito il tentativo dell’allenatore della nostra squadra di voler dare un valore istituzionale alla nazionale di Calcio. Che caz** c’è di Istituzionale in gente che si muove in base ad interessi economici e basta. Nessun giocatore, forse solo il Romanista De Rossi, ha giocato sempre nello stesso team, ha fatto mai scelte di cuore, di territorio…istituzionali, per intenderci, a scapito di migliore proposte economiche. Nel calcio, nazionale compresa, è il dio [minuscolo] denaro che muove tutto e non c’è nulla di riconducibile a valori della nazione! Ops, ma che forse la classe politica (istituzionale ndr) italiana si muova anch’essa in sola ragione di interessi economici? Che Prandelli intendesse proprio questo? Bho…
La riforma della Pubblica Amministrazione presentata dal Governo Renzi I è la prova provata che gli ultimi governi hanno solo un metodo per razionalizzare la spesa: uccidere i dipendenti pubblici dal basso. Non ridurre le pensioni di migliaia e migliai di euro; non ridurre i salari a boiardi esterni alla Pubblica amministrazione, ma eliminare gli sprechi dei piccoli uffici postali nelle disperse Langhe, dove magari anziani pensionati andavano a prendere la pensione, o ridurre i posti letto e le degenze in ospedale. Anche in un momento come questo dove l’accesso alla sanità pubblica è in notevole difficoltà; e non per colpa di piccoli portantini ma di anni di becero managment improvvisato ed inesperto, ben pagato allora e gratificato da onerosi vitalizi! Io chiamo quest’approccio alla caccia al dipendente pubblico il metodo via Rasella: per ogni spesa in eccesso licenziamo dieci dipendenti! Fuc* Off!!! I di Miss the Red Wedge!!!!
…un po’ di svago. Girando nella rete mi sono imbattuto in un bellissimo sito sui The Beatles, dedicato a tutto ciò che cade sotto il concetto di rarities, ovvero “cosa” rara. Ben fatto e curioso, merita una mezz’oretta del vostro tempo [http://www.thebeatlesrarity.com/]. Non sono un fan dei ragazzi di Liverpool, però alcune loro canzoni sono, semplicemente belle…
Have fun!

giovedì 29 maggio 2014

Per non sapere né leggere, nè scrivere...


Renzi ha vinto le elezioni, il PD lo segue a ruota, Berlusconi non ha giocato proprio e BeppeGrillo non riesce a convincere oramai neanche più se stesso. Certo, dopo analisi fatteda esperti televisivi e gurù dei numeri, la mia banale analisi vi lascerà sconfortati. Hey, anche il punk Andrea si banalizza? So what? A chi affidare i nostri destini? Beh, la questione non è in questi termini, ma l’idea di banalizzare non mi dispiace. Sarò preciso e – almeno spero – anche breve.
Dopo la querelle elettorale è stato tutto un vociare di riforme: riformiamo il sistema elettorale, la cosa pubblica, la Costituzione. Wowowoow…che mania.
Della questione elettorale e del lavoro parleremo più tardi, ma sulla Costituzione voglio dire la mia; da popolano e non da “costituzionalista”. Non lo sono!
C’è un innaturale fermento sulla nostra Carta, la Carta degli italiani, come se la Costituzione fosse colpevole di chissà quali nefandezze. Intanto, primo aspetto, vorrei che chi si apprestasse a riscrivere le nostre regole, lo facesse recuperando quello spirito del dopo guerra che, in un clima di sincera solidarietà e di rigorosi valori – non regole, ma valori -, ha indirizzato l’allora rappresentanza politica, nel redigere quel bellissimo testo che è – e rimane – la nostra Costituzione della Repubblica italiana su valori umanitari e di solidarietà. Valori e principi che mi sembra non appartengono a nessun politico in charge. Abusivo secondo una sentenza della Corte costituzionale e privo di qualsiasi meccanismo di delega. E questo poi è il secondo punto: ma siamo sicuri che sia colpa della Costituzione se il nostro paese, la sua classe dirigente e la “politica” si esprimano a così bassi livelli. O forse, più semplicemente, le garanzie che la Carta offre a tutti i cittadini italiani, che – va ricordato – uscivano da un periodo di forte totalitarismo -, vengono ogni giorno abusate?
Cosa intendo? Semplice, vi faccio un esempio: Dove sta scritto nella nostra Costituzione che ci debba essere un pensionato che prende novantamila euri al mese e cent’ottanta [pensionati] che ne prendono solo cinquecento? E’ colpa della Carta o degli uomini che delle garanzie della carta hanno, e continuano, ad abusare? Ci è stato detto, non si può fare niente, è un diritto acquisito! Ma nella Costituzione non c’è un singolo passaggio che garantisca l’ingiustizia. Per nessuno, singolo cittadino e ex politico. I principi di uguaglianza e solidarietà ben chiara nei fogli della costituzione. Bisogna saperli leggere.
…ecco la domanda: che l’attuale politica non sappia leggere? E – cosa più drammatica – credo non sappia neanche scrivere!
E pensare che vogliono riscrivere la Costituzione…what a fuc*!!!
Cari amici, mi sa proprio che devo rinunciare alla mia carriera di scrittore e mi tocca scendere in campo!!!
Ad Majora! Keep on, keepin'on!

venerdì 23 maggio 2014

No love, no peace, yes CRASS!


Per i pochi lettori di questo blog ( molto purtroppo sono andati via vista anche la mia poca costanza!) il nome CRASS, ma la stessa parola, deve identificare più un pensiero, un’attitudine, piuttosto che un “Gruppo musicale”. I CRASS non lo sono e non lo sono mai stati. Sapere che finalmente il lavoro di produzione di Marco Pandin per i tipi dell’editrice imolese di Bruno Alpini, non può non rendermi felice. La stampa dell’album No love, no peace si riferisce ad una registrazione del concerto dei CRASS del 2 maggio 1984 a Notthingham.
Siamo di fronte ad una edizione suntuosa, il CD, ma potrebbero anche essere due, visto come nelle prime copie è aggiunta la registrazione del concerto dei D&V, è inserito in un booklet di 24 pagine cartonate in formato 7 pollici.
Ovviamente appena ascoltato mi è ripreso il fermento della mia gioventù quando distribuivo su Roma i 7” dei Wretched, Peggio Punx, FoxTrot, Indigesti e tante altre autoproduzioni. Ne ho subito ordinate 10 copie e mi sono mosso per “piazzarlo”, con il meccanismo del conto vendita, in un paio di librerie romane.
Questo il link della bella intervista di Pandin sul come e perche si è impegnato in questa operazione politica, più che culturale.
Sotto i dettagli per ordinarlo direttamente. Il CD non ha prezzo, ma si chiede un contributo responsabile di almeno 10 euri, ma – credetimi – ne vale molti di più!
Aparte (c.p. 81 CPD - 30171 Mestre VE), editrice Bruno Alpini (bruno.alpini@libero.it),
oppure stella*nera (stella_nera@tin.it)
.
Ecco invece l’indirizzo di due negozi di dove trovarli già fisicamente:
HellaNAtion Store, Via Nomentana 113, Roma
Odradek, La Libreria, Via dei Banchi Vecchi, 57, 00186 Roma
Insomma, solo se nun movete er cul* ve toocca subbì ‘sta società!

mercoledì 21 maggio 2014

From Beirut to Rome al...ritmo del bruscolinaro!

Come spesso mi capita, non mantengo le mie promesse. Mi ero riproposto di aggiornare il blog come un Diario, ma questo non è accaduto; anche in relazione all’attività di promozione del libro, che, alla luce anche delle vendite via amazon, non sta andando poi così male. Come detto però, dietro l’angolo c’è sempre la storia del diavolo e delle sue pentole e dei numerosi coperchi!
Proviamo comunque a ricapitolare. Primo momento di soddisfazione è stata la presentazione del libro a Montefalco esattamente settant’anni dopo il tragico evento. La giornata, che ha visto più di trecento persone riempire la sala consigliare del comune, è stata progettata per rivivere, anche come “tempi”, ogni singolo momento di quel triste giorno. 13 aprile 1944. L’evento è iniziato alle 10.30 circa, in coincidenza, minuto più minuto meno, con la formazione del plotone di esecuzione nella caserma di Perugia la mattina dell’aprile del ,44 e che avrebbe dovuto accompagnare i due detenuti, ma che poi si rivelerà essere lo strumento di morte per i due giovani. Alle 19.00, in corrispondenza dell’esecuzione, la sala consigliare del comune è stata chiusa e le due sedie – a simboleggiare il processo, la condanna e l’esecuzione –, decorate con la bandiera italiana e due rose rosse, definitivamente rimosse. Pochi giorni dopo alla Feltrinelli di Perugia un’altra presentazione anche se più intima, ma con la partecipazione di molti giovani interessati, non tanto alla storia, quanto alla ricerca fatta negli archivi. A Torino poi, nel Salone del libro, moltissimi i curiosi e anche qui, più che la storia di per se, ha affascinato molti l’attività di ricerca fatta negli archivi. Una giovane e bella piemontese ha definito il lavoro una versione diversa del telefilm Cold case. Non l’ho mai visto, ma…perché no!
…insomma, quando un’altra serie di eventi era già stata calendarizzata il lavoro mi ricorda che devo andare a Beirut. Di nuovo passaporto, valige, noiose attese nelle sale lounge e file, su file.
Ma la cosa più traumatica è sempre il ritorno nel mio paese. Dall’aeroporto di Fiumicino a casa e una striscia di depressione. Scortesi addetti alle FFSS, anarchia sui treni, la versione moderna di Last exit di Selby Jr alla stazione di Trastevere ed il definitivo [ the ultimate] Porta a Porta di Grillo con Vespa.
Non so perché ma in questi momenti mi torna in mente una scena del film Un Americano a roma dove Nando Moriconi, in arte Santi Bairon an american attracion, si troverà costretto a fare il proprio spettacolo al ritmo del bruscolinaro. Perche, gli ricorda il gestore del teatro, lui deve vendè a merce!
Tutto sta a capire chi tra Renzi, Grillo e Berlusconi è il Santy Bairon di turno, comunque è un po’ tutto il nostro paese che stà ballando al ritmo del bruscolinaro.
PS. Per chi volesse conoscere Beirut in forma diversa, cercate il libro Our Man in Beirut del blogger Nasri Atallah. Semplicemente…moderno!
 

venerdì 2 maggio 2014

«presi dal terrore della morte»

«Gran parte di popolo – evidentemente lontana per educazione e morale dalla realtà di una esecuzione capitale – si dette a incomposta manifestazione implorante il perdono. A ciò contribuì la manifesta pusillanimità dei condannati, presi dal terrore della morte.»
Il questore di Perugia al Capo della Provincia, 16 aprile 1944
 
Il 13 aprile 1944: due giovani di 19 anni vengono fucilati contro un muro del cimitero di Montefalco, in provincia di Perugia, perché renitenti alla leva della RSI dopo l’8 settembre 1943. Si chiamavano Americo Fiorani e Luigi Moretti. La feroce esecuzione, avvenuta dopo un processo sommario, suscita ancora oggi vividi ricordi negli anziani del piccolo Comune umbro, dove non si è mai spento lo sdegno di fronte a un atto di violenza tanto crudele e gratuito.
 
La loro storia viene ricostruita partendo dalle testimonianze della gente del posto e con un’approfondita ricerca negli archivi comunali di Montefalco e negli Archivi di Stato di Firenze e di Perugia e delle Forze Armate: da faldoni polverosi e dimenticati riemergono documenti ufficiali dell’epoca, rapporti delle forze dell’ordine e delle Autorità locali, gli atti processuali delle inchieste aperte nel dopoguerra. Appaiono chiaramente non solo l’assurdità dell’operato dei dirigenti della RSI che hanno agito a scopo esemplare – una stringa di morti! -, ma anche il tormento delle altre giovani vittime dell’evento: i membri del plotone di esecuzione ed in particolare del comandante dello stesso plotone, costretto – lui si da «pusillanimi» ufficiali fascisti - a eseguire la condanna contro ogni umano sentimento. Un dramma che nemmeno il processo che ebbe luogo a Firenze nel 1946 contribuì a chiarire in modo definitivo e su cui questo libro vuole ora raccontare la verità.

venerdì 4 aprile 2014

Enjoy the link, the music and your [stoned] passion...

...anni fa avrei pagato per avere solo la metà delle informazioni ora disponibili su internet. Ai mie tempi si cercavano le fanzine e bisognava "trottare" per trovarle. Oggi basta perdere un pò di tempo, conoscere un inglese decente e sapere "cosa" cercare. Un esempio? E' recentemente uscita la ristampa del [punk-issimo!] White light/White Head dei Velvet Underground e volevo capire se non fosse l'ennesima sola del mercato discografico, oramai sempre più alla canna del gas dopo l'esplosione del download. Un pensiero, prima dei Velvet...quasta presunta crisi coinvolge solo le cosidette major, nel mondo delle autoproduzioni c'è un esplosione di nuove idee e proposte e "ritorni" epici1 di cosa parlo? dei Wretched di Milano...ma ne parleremo, torniamo agli Underground...insomma, su sto sito c'è tutto! Tutta la storia non di un gruppo musicale, ma di una NYC che - inevitabilemte - ha contagaito anche la nostra cultura europea! E anche la nuova Roma!
Chi si ricorda i Passion Flower?
Enjoy the link, the music and your [stoned] passion...

venerdì 28 marzo 2014

L'Aventino è più alto o basso di un montarozzo della spiaggia di Malibù?


Più grande di un campo di Baseball”. Wowowow…ecco il parametro di Barak Obama per dimensionare il suo stupore innanzi al Anfiteatro Flavio di Roma. Faccio fatica ad immaginare il pollice di uno qualsiasi degli imperatori dell’urbe che in passato ha presenziato ai giochi ospitati nell’immenso circo de Roma davanti ad una banalizzazione del genere. Più grande di un campo di baseball! What a fu**! E la pizza? Più larga di un cheese-burger? Boh? Sono cresciuto a pane e Amerika, ma certe banalizzazioni mi lasciano a bocca aperta! Mi incazzai molto (scusate per la brutta parola, sorry! ) quando si cercò di mandare il messaggio che Lele Luzzati fosse il Lenny Bruce italiano, figuratevi se non mi arrabbio per questa semplificazione (rilanciata poi ta tutti i giornali nostrani come una cosa divertente!) e sono furioso quando vedo che i romani debbono lasciare il passo ad una sola persona, e chi se ne frega della sua posizione, e bloccano un’intera città, e tutta l’area circostante per fargli vedere cosa? Il monumento romano più grande di un campo di Baseball!!!

…messaggio [in codice] per il Capitano. A Francè, imparaje a campà!

mercoledì 12 marzo 2014

...un lungo [ ma chi ha sentito la mia assenza? ] silenzio!

Back on the Blog!!!
effettivamente ci siamo un pò persi e io ho anche perso un pò la voglia di comunicare con il resto del mondo! Esageratooooo...direte voi! Ok, con il resto della città forse. Del quartiere? hahah...boh! Insomma, non avevo più voglia...ma un paio di cose interessanti e che in passato mi impegnavo a promuovere mi "obbligano" a tornare sulla scena!
Prima news. Finalmente Marco Pandin (e chi è? Ma scherzate? Se non sapete chi è avete sbagliato blog!) rende disponibile nel mercato [veramente] parallela, la registraione di un concerto dei CRASS a Manchester, registrato direttamente dal mixer nel maggio 1984 dal titolo No Love, No Peace. Siamo in piena esplosione anarcho-punk e i CRASS sono la miccia inesplosa, ma sempre accesa, di questa cultura ribellistica che per (tanti) anni è stata una minaccia per la società inglese.  Sono passati molti anni da allora, la sconfitta del movimento non s'è mai "discussa", nè un funerale vero e proprio si è celebrato. Attorno ai tanti giovani che allora aspiravano ad un "mondo migliore" è cresciuta la peggiore Europa: quella delle banche, della cultura dell'apparismo televisivo e dei contenuti veloci e della totale mancanza di responsabilita di ogno Governance. What a f***!
Su l'ultimo numero di rivista Anarchica l'intervista di Pandin in cartaceo, sul blog Sull'amanca la versione digitale. Comunque leggete & comprate!
Seconda news. Sta per uscire il libro "SENTENZA DI MORTE. Montefalco 1944, una feroce esecuzione" scritto dal sottoscritto ed edito dai tipi della Mursia di Milano. E' la storia di un'arresto, un processo ed una violenta esecuzione per fucilazione per due ragazzi di Casale di Montefalco durante il periodo nazi-fascista.
Appesa disponibile ( su amazon ) seguiranno una serie di presentazioni un pò speciali e particolari in librerie, Centri sociali e siti istituzionali!
Keep in touch
 

martedì 4 marzo 2014

Un pò di Punk...non fa mai male!

 
Just to pop in with some punk news!
navigando in rete, l'unica vera free community che esiste nell'intero globo! Altro che censura! L'esempio di libertà massima che riesce a bilanciare libertà di espressione con al porpria volonta e capacità [commitment] di approfondire ogni singola informazione!...dicevo navigando mi sono imbatutto in questo sito punk! Grande!!! Bel lavoro e ricco di informazioni sulle scene globali e minori.
Dying Scene...have a look boys!
W l'anarco-punk-internet-Movmt!
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