lunedì 31 maggio 2010

Open the Fridge, once again!

Frigidaire è sicuramente stata “la” rivista culturale italiana d’eccellenza: fumetti, inchieste, musica e cultura underground furono il sale di una bella insalata/rivista pubblicata a partire dal novembre 1980. Un esperienza ancora oggi unica nel suo genere. Antagonista vera e avversa ad ogni forma di “forma” e a suo modo anarchica, Frigidaire ha rappresentato la capacità della nostra cultura giovanile di essere scomoda davvero, incisiva e aggressiva in modo libero e non condizionato e non come oggi dove si è solo anti-berlusconiani a prescindere, ma non contro un sistema che produce Berlusconi&Co. e circo vario.
Una gioventù strumentalizzata da Santorini&Travaglietti, da Guzzantini e Guzzantine ( tutti a lavorare in televisione, nessuno dei Guzzanti con l’aspirazione di fare il dottore o il fornaio? Possibile? ) e “popoli” dei Fax, Viola, delle carriole e dei Post-it…mai rappresentativi solo di loro stessi e delle loro vere libere idee e con la voglia sincera di sovvertire uno status quo che ha schiacciato verso il basso oramai due generazioni. Loro compresa!
Fondata da Vincenzo Sparagna, Stefano Tamburini e Filippo Scozzari, aveva tra i principali collaboratori giganti come Andrea Pazienza, Tanino Liberatore e Massimo Mattioli. Su quelle pagine venne pubblicata fino al 1985 la serie di Ranxerox. Ancora oggi apprezzata.
Ho avuto la fortuna di vivere quasi in "diretta" la nasita di Frigidaire poichè a tempi delle superiori, la mia scuola era a Trastevere, pochi passi dalla prima redazione di Frigo, e spesso ci si fermava a chiaccherare con loro. Ho conosciuto il giovane Pazienza e altri ne ho incontrati, c'era una atmosfera incredibile; una buco di pochi metri quadrati pieno di copie di riviste e libri per quei tempi "strani" e disegni un pò ovunque. Mi ripeto, un'esperienza irripetibile, unica e ora anche storica.
Ne saluto con entusiasmo il ritorno in edicola dai primi di giugno e invito tutti a “investire” 3 euri per una copia. La libertà, ma anche l’audacia e la sfacciataggine sincera sono ancora a buon mercato nel nostro paese e chi prende 20 milioni di euro per “essere più libero” più andar a farsi fott***!!!

venerdì 28 maggio 2010

...sale, pepe & America

Se c’è una cosa che mi fa arrabbiare è la nostra abitudine a citare l’America come esempio; mi riferisco all’intervento di un importante giornalista di Repubblica ieri sera nella trasmissione AnnoZero. Ieri, giornata pigra, ho fatto un overdose di televisione ( come detto non mi dispiace questo media ) e ho zappato un po’ a destra e manca. E un occhio allo show del censurato Santoro l’ho buttato. Solita saccenza, solita noia e visione faziosa del programma, ma questo è il body dello show. Prendere o lasciare! Comunque anche ieri un tema nuovo, la “censura” nel nostro paese e [come promesso] non entro più in merito alla bizzaria del censurato-da-diecimilioni-di-euro paladino della libertà di stampa, ma mi interessa fare due ragionamenti sull’intervento del (noto) giornalista in diretta dagli USA.
Lo stesso evidenziava come sarebbe stato impossibile in America provare a chiudere la bocca alla stampa, poiché è nella genesi dei padri fondatori inserire un così forte strumento di controllo, di contrappeso, nel sistema civile americano; ovvero la libertà di stampa.
Sono d’accordo, super d’accordo però vorrei fare una domanda? L’editoria America percepisci contributi dal Governo (Censore)? Non credo, anzi sono certo di no. Sono sicuro che non sarebbe “credibile” nessuna minaccia di censura per un giornale, programma tv o gruppo editoriale che percepisce contributi economici dal Governo. Anzì, ciò sembrerebbe stampa di regime. Un esempio, il quotidiano L’Unità, ex organo dei Democratici di sinistra, ha ricevuto dallo stato 6.377.209 euro per l’anno 2007. E’ difficile parlare di “bavaglio” in scenari del genere, ridicolo citare l’America.
Sono sempre più convinto che a furia di gridare al lupo, al lupo…un giorno avremmo una forma di “silenziatore” d’idee nuova, ma nessuno serio organo di stampa in grado di affrontare questa nuova battaglia civile.

martedì 25 maggio 2010

Una Coca light a Santo Stefano Belbo

Un viaggio di lavoro nelle belle Langhe è stata anche l’occasione per pagare un vecchio tributo e rendere omaggio alla tomba di Cesare Pavese nel cimitero comunale di Santo Stefano Belbo, suo paese natale. Nonostante considero Pavese uno scrittore importante per la tradizione intellettuale-rurale del nostro paese ( e ciò sebbene la sua lunga esperienza americana avrebbe dovuto avviarlo verso una cultura più pre-poular industrale ), non l’ho mai particolarmente amato nella lirica, preferendo la asciutta prosa di Pasolini ( anch’egli un critico nei confronti di una generalistica modernità del nostro paese ) alle sue visioni nostalgiche. Ma tant’è ed è solo questioni di gusti, mentre fuori questione è il ruolo che Cesare Pavesa ha assunto nella tracciabilità della nostra storia culturale: un gigante.
Tuttavia così non sembrerebbe a vedere la sua Tomba. Sciatta e scarna. Una citazione un po’ banale su una “pietra di Langa” sembra essere più che sufficiente per l’amministrazione comunale di Santo Stefano Belbo a rendere omaggio al probo cittadino. Niente di più, molto di meno! Si entra nel cimitero e sulla sinistra compare questo anonimo monolite. Un mazzo di fiori dentro un vasetto in plastica bruno e un lumino – anch’esso in plastica rossa, molto cheap!- ci mandano un misero segnale. Poi l’incamminarsi verso una fatiscente – ma all’origine superba - struttura bianca che ospita vecchie tombe di famiglia che fa il “resto”. L’iniziale sensazione di disagio per l’abbandono delle spoglie dello scrittore diventa enorme. E la sensazione di irriconoscenza della cittadina langhetta anche antipatica.
Non sono un cultore di personalità, ma non può non venirmi subito in mente la tomba di Eduardo de Filippo al Verano di Roma o lo stesso monumento alla morte di Pasolini all’Idroscalo. Morti e sepolti, certo, ma vivi nella giusta riconoscenza di chi – consapevolmente – deve a tutti questi personaggi importanti la grandezza della nostra storia e la qualità del nostro quotidiano intellettuale.


sabato 22 maggio 2010

10 [noiose] cose che non so di me

Invidio un pò il mio amico Luca e il suo frequentatissimo e ben fatto blog [ http://www.cyberluke2008.blogspot.com/ ]. Ogni tanto tira fuori un post con “le 10 più belle canzoni” oppure “ i 10 films che hanno cambiato la mia vita” e anche “le 10 più belle donne”. Fermo restando che ho sempre pensato mache caz**glene fregaaglialtri però, devo essere onesto, lo trovo divertente. E – almeno a lui – i naviganti di internet danno ascolto.
Anche se questo gioco è più utile a noi stessi per capire da dove veniamo, la recente ristampa di un bellissimo album dei Rolling Stones mi ha fatto tornare in mente quanto tempo è passato e come sono cambiato. Cambiato grazie chi o cosa? Sicuramente le mie esperienze privati, i miei insuccessi familiari e i buoni risultati professionali, la mia famiglia, i mei (pochi, ma buoni) amici, ma anche “certe” letture e “certi” ascolti…so, lets start with the 10 most important things in my life…but who bother?
Sicuramente un posto d’onore il libro di George Orwell Senza un soldo a Parigi e Londra, prima efficace lettura sul tema degli ultimi e gli ultimi tra gli ultimi. Anche La strada di Wigan Pier è stato “coinvolgente”: Socialismo allo stato puro. Pirsig e il suo Zen e l’arte della Manutenzione della motocicletta ancora oggi un libro-in-fase di lettura ( siamo alla settima volta!).
Pier Paolo Pasolini è un tributo che va pagato a l’ultimo grande pensatore del novecento, così come Richard Brautigan e un po’ tutta le beat generation… anche Timothy Leary ha aperto nuove porte su territori ampi e assolati, quelle che il minimalista Cesare Pavese aveva quasi socchiuso ricreando spazi e tempi intimistici, ma cupi. E poi...chi altri...
…avevo detto dieci, ma penso che bastino così…mi sono annoiati io a pensarle e a scriverle, figuriamoci che le deve leggere tra i miei ( pochi ) lettori. Alla prossima con qualche musicista bizzarro e divertente.
Think for yourself, and enjoy your stay free.

venerdì 21 maggio 2010

Censurati & Censurandi#2

Giuro che non ci torno più sopra, ma quello che è successo ieri in tv è stato esilerante. Mi spiego. Lo stra-censurato Santoro, il vessato da media e vittima dell'editto bulgaro per cui è andato a fare il Parlamentare europeo, quasto Santoro, ieri ha chiesto formalmente di chiedergli di rimanere in RAI ( invece di accettare un lauto contratto e una più che buona buonuscita dall'azienda pubblica). Santoro spara su Rai, partiti e giornali. “ Se volete che resti chiedetelo”, cito la pagina web della Repubblica.it così non possono esserci equivoci. “Se volete che resti chiedetemelo”? Ma siamo matti?
Questo è il regime, la censura, l'attacco alla libertà di stampa dalla quale si è difeso Santoro ( e i suoi “sodali”)? Ma scherziamo?
Vi rifaccio la stessa scena però retrodata: Cesare Pavese che prima di essere inviato al confine chiede a Mussolini, “ Se vuoi che resto, chiedimelo”. Rendo l'idea. Roba da matti!
La censura, quella vera, è una cosa che non si può banalizzare per interessi di share o di contratti.
Persone vere e vive giacciono in prigioni da decenni per essersi battuti contro veri regimi e queste banalizzazioni italiane non gli rendono giustizia, anzi li umiliano ancora. Sarà che mia madre mi ha insegnato che a furia di gridare al lupo, al lupo...

giovedì 20 maggio 2010

[Old] Punk not Hippy


La mia collega ed amica Letizia recentemente mi ha chiesto, leggendo alcuni post, “ma dove li prendi tutti ‘sti gruppi punk italiani? Io non li ho mai sentiti prima! Dove li andavi a trovare?”. Beh, all’inizio ho sorriso, poi argomentato sciorinando una cultura italo-punk invidiabile…ma poi, ci ho pensato un po’ e mi sono chiesto ma perché mi sono fermato? Sono rimasto all’HC degli anni ’80 e checaz**!.
Credo che con gli anni ho perso quella curiosità che era alla base della mia trasgressione quando ero più giovane. Sostanzialmente l’età ti toglie molto in termini di curiosità, ma aggiunge tantissimo sul lato pragmatismo ed esperienza. C’è sicuramente più qualità nella mia musica ora, ma decisamente meno voglia di perdermi nella grande rete delle distribuzione punk digitale.
Non ho cambiato la mia attitudine, sono e rimango un giovane punk-orientated, ma non ho più interesse sul modo di manifestarsi di questo Movimento. Anzi, come ogni vecchio, sono molto critico verso quei gruppi punk che invadono MTV, sono rimasto all’ortodossia dei Fugazi, Crass, Agnostic Front, Black Flag, Franti e altri ( pochi altri ).
In una intervista su Punk: Attitude [un bellissimo DVD disponibile a prezzi stracciati via amazon.co.uk ] John Cale spiega benissimo la differenza tra Sex Pistols e Clash. Più o meno questa è la citazione: Sex Pistols were yelling, Clash were questioning! Ho trattenuto l’attitudine questioning, lasciando alle spalle lo strillare fine a se stesso, che tanto è vitale quando sei giovane, ma molto meno con l’arrivo dei capelli bianchi.
...but white or not my hairs are still there and this is my scene!
Keep on, Keepin’on Fellà!

mercoledì 19 maggio 2010

Censori & Censurandi

Ritorno brevemente sulla “questione censura” nel nostro paese e lo faccio rilanciando quello che tutti gli organi di informazioni dibattono in queste ore: il super-censuarato e fustigatori di censori Michele Santoro lascia la RAI con una “Intesa con il dg Masi su una cifra complessiva che sfiorerebbe i 10 milioni [ fonte http://www.corriere.it/ ].
Ora la domanda è la stessa che mi posi settimane fa: la strumentalizzazione di una così grave violenza, come la censura è nei confronti dei veri liberi pensatori, non è essa stessa una forma di mancanza di rispetto per coloro che questa violenza veramente la subisce?
In Cina, Russia, Iran e Centro-America e altri paesi le vittime della repressione delle vere libere idee riceverebbero 10 milioni di euro per fare…informazione? Continuo a provare disagio per chi ha capitalizzato a proprio favore questa gravissima forma di violenza e ne provo di più per tutti quei “sodali” di allora che in silenzio oggi ( ma stavolta volontario ) non grideranno alla vergogna.
Vengo da un mondo dove “sparare ai bambini è reato”, ma anche nascondersi dietro di loro per sparare è criminale: si chiama perfidia. Lamentarsi per anni di presunti soprusi ( sulla pelle di chi veramente quotidianamente li subisce ) per averne un vantaggio non è essa stessa perfidia.
Are u free, really free?

domenica 16 maggio 2010

Italian HC Vault from Amerika

Ci fù un periodo in cui la musica italiana in America non era solo Volare o Lasciatemi cantare… c’erano decine e decine di gruppi punk Hard-Core che hanno lasciato una solida traccia ancora ora.
Raw Power, High Circle, CCM, Declino, Wtretched e altri regolarmente gruppi andavano in tour negli States negli anni ’80, senza che i nostri organi di informazione di allora ne riportassero le gesta. Ora, su l’ultimo numero di Maximum RocknRoll#325 viene riscoperta un’altra gemma seminale del punk italiano. Sono i Sorella Maldestra. Ecco cosa scrivono sulla pagina web, ma devono sempre essere “loro” a riscoprire i nostri tesori?

While visiting my hometown of Chicago, my girl Nicole slapped the Sorella Maldestra LP on and it occurred to me that I hadn’t pulled this out of the MRR collection yet. SORELLA MALDESTRA (translated Clumsy Sister) is part of the zeitgeist of Italian punk bands from the mid- to late-’70s era. Their demo tape, Cadavere, was put out by Harpo’s Bazaar, then Italian Records, Bologna in 1979. In 1997, Flowers of Grain released the tape onto vinyl, which, for us scumbag record collectors, can thankfully still be found. The vocals are raw, just the way I like it, and the music is punk and fuzzed out. The album has some weird audio effects, using synths and crowd cheers in the mix, adding a little new wave flavor. The result is some killer tracks, like their “hit” “Cadavere.” This band captures the creativity that existed in the proto-punk days, drawing influence from Zappa and Stooges rock that was prevalent at the time, while delivering a premonition of the awesome punk-as-fuck Italian sound that was to come. They have recently reformed and have twelve new songs out on a CD called Bad Weather that can be found at www.banksvillerecords.com I haven’t heard it yet, but what ever your opinion of old bands reforming, their first album is worth checking out.

sabato 15 maggio 2010

Mom needs you!

"Agitatori stranieri che avevano sofferto sotto i dispotismi europei predicavano ai lavoratori diverse teorie di salvezza economica. Ma i lavoratori chidevano soltanto pane e una diminuzione delle lunghe ore di lavoro. Gli agitatori diedero loro utopie; la polizia bastonate
Tratto da L’autobiografia di Mamma Jones ( Einaudi 1977 ) questo breve passaggio sembra fotografare nitidamente il panorama che l’attuale Società civile ha disegnato per noi. Dalla Grecia ai paesi asiatici alla stesa America del nord l’attuale “crisi economica” spinge verso il basso quella che in passato avremmo definito middle-class.
Una nuova povertà si stà delineando e come al solito, chi politicamente ne è stato responsabile, si sente autorizzato a proporre nuove “soluzioni”. Abbiamo l’obbligo di supportare le nostre Istituzioni ( essendo il nostro Stato concepito con una visione “rappresentatistica” ), ma non quello di fidarci cecamente.
Question authority , impegno civile, coinvolgimento e commitment. Tocca a noi, alla nostra responsabilità e voglia di aiutarci ed ad un addormentato senso del dovere impegnarci per noi stessi, la nostra famiglia e la nostra comunità.
Per chi è interessato a Mother Jones basta andare in internet e cercare, mentre il magazine ispirato dal pensiero socialista-libertario di Mamma Jones è pubblicato in America ( http://www.motherjones.com/ ) e in questo momento è in difficoltà.
…ecco la mail che mi hanno mandato ( io sono abbonato!). Supportateli!
Less Human Rights, more civil rights!
….
Dear friend,
There's not much time left, so I'll keep this short.
Nonprofit Mother Jones needs to raise $25,000 this month to pay for critical reporting, and we could really use your help. It's our mission to do groundbreaking investigative journalism and publish it online for maximum impact. And while our reporting is free to read online, it costs us a lot to produce.
You may have read this in our earlier emails, but it's worth repeating: Even a small donation makes a big difference. Your $5 or $10 will put reporters in the field. It will keep the lights on at our Washington, DC, bureau. It will train the future BS-busting journalists in our internship program.
We're close to reaching our goal—and your donation could be the one that gets us all the way there. Won't you help us out? It just takes a minute to donate via credit card or PayPal. Plus, your gift is tax-deductible.
We won't be sending you any more emails about this; it's time for us to get back to full-time muckraking. But I just wanted to tell you that your support would mean a lot to us.
Please join your fellow readers and make a difference today.
With sincere thanks,

Editor's note

giovedì 13 maggio 2010

...per fortuna abbiamo Sabina G.

Ritorno brevemente sulla nostra "dittatura" mediatica e sui dittatori & ribelli. Oggi a Cannes arriva la stra-censurata Guzzanti. Ovviamente non ne perlerà nessun giornale italiano, poiché il nostro regime è forte e solido. Nessuno avrà le informazioni necessarie di cui ogni cittadine ha diritto e la povera Sabina Guzzanti finirà ignorata e il suo messaggio di libertà inascoltato. Che occasione persa.
E con lei i Travaglio, BeppeGrillo.it i Santoro i Di Pietro e tutti gli altri. Insomma sarà silenzio.
Lo stesso silenzio che questi mistificatori della libertà di stamapa, questi paladini del pro-moto-mio e per il mio conto in banca hanno manifestato nei confronti di Lars Vilks ( immagino non sappiate nemmeno chi sia).
Per fortuna abbiamo il clan-Guzzanti ( tutti e tre a lavoro su Rai3, Corrado, Caterina e la libera Sabina ) a monitorare sulla nostra libertà ( e su come farla fruttare per loro ).
Dormite sereni, come sempre…ci sono “loro”, noi non siamo capaci da soli.
Think for yourself

domenica 9 maggio 2010

Coraggio e civiltà


…per motivi personali tengo particolarmente a questo film, mi auguro che tutti trovino il tempo per andare a vedere una pellicola dai temi importanti, che forse non entrerà nel pantheon dei film epici, ma per i contenuti e il coraggio rimanda alle vecchie denuncie cinematografiche di un cinema italiano che non c’è più. Impegnato com’è a girare tra Vacanze al sole, Marescialli Rocca e altre amene superficialità.
Le utlime 56 ore segna il ritorno nelle sale di quel filone che molti all'estero ci invidiano (Tarantino in primis): il cinema di genere italiano degli anni Settanta.
Partendo da una vicenda di cui purtroppo si parla ancora poco, ossia l'utilizzo di armi all'uranio arricchito durante la guerra in Kosovo, il regista Claudio Fragasso prova a coniugare temi impegnati con cinema d'intrattenimento attraverso la formula del film d'exploitation.
Attraverso rimandi e omaggi alle pellicole i Kubrick (Full Metal Jackets), Martinelli (Roma violenta) ma anche Spike Lee e Micheal Bay, Fragrasso mescola thriller e tematiche impegnate per raccontare una verità scomoda e spesso sottaciuta.
Il capitano dell'esercito Gabriele Moresco (Gianmarco Tognazzi) scopre che i suoi soldati si stanno ammalando uno ad uno di leucemia a causa dell'esposizione all'uranio utilizzato per rivestire i proiettili delle armi durante la campagna di sminamento dei territori avvenuta in Bosnia. Questa esposizione ha provocato serie conseguenze anche sulla popolazione e sulle colture. Per ottenere attenzione su questo grave problema, il colonnello decide di occupare con la forza assieme ai suoi uomini un ospedale civile, prendendo in ostaggio personale medico e pazienti e coinvolgendo, suo malgrado, anche un commissario di polizia, il vice questore aggiunto Paolo Manfredi (Luca Lionello) e la sua famiglia.
Da quando in Italia l'attualità viene raccontata solo attraverso la fiction sono pochi i registi coraggiosi che provano ad abbattere questo vincolo cimentandosi in qualcosa di diverso. Fragasso rompe il muro di silenzio e ci prova addiritura con un genere che ormai si fa poco o meglio non si fa più.
Girata tra la Sicilia e il Lazio in otto settimane e prodotta con un budget molto più basso rispetto agli standard americani o europei, la pellicola rende omaggio ad una lunga tradizione cinematografica e approfondisce il connubio fra il cinema di genere e il cinema di contenuto.
Diverso rispetto ai film precedenti dello stesso regista, Le utlime 56 ore è il risultato di lunghe indagini e ricerche che sono valse a colmare un vuoto che ormai durava da troppo tempo.
Nonostante la scelta di utilizzare il cinema di genere per raccontare un argomento così delicato sia giustamente discutibile, a Fragasso e alla sceneggiatrice compagna di vita, Rossella Drudi, va di sicuro il merito di averlo fatto con l'intento di avvicinare alla tematica un vasto pubblico e di averlo saputo raccontare con il giusto disincanto.
[ tratto da www.doppio schermo.it ]

Buona domenica!


...enjoy sunday!

venerdì 7 maggio 2010

Romano, non calciatore!


…ci provo, ma sono consapevole che mi farò male…ma sono di Roma e ho l’obbligo di provarci, di provare a spiegare il gesto di Totti a tutti coloro che l’hanno etichettato come violento e basta! E violento sicuramente lo è, senza se e senza ma…
Però il gesto di Totti ha rappresentato per tutti i romani presenti allo stadio un giusto contributo alla causa della dignità dell’urbe, dopo che i dirimpettai della SS Lazio avevano consentito quella deflorazione consapevole e consenziente dello Stadio Olimpico di Roma, stadio dove gioca anche la AS Roma, già qualche giorni prima da parte degli stessi longobardi.
Si può anche perdere, e la AS Roma ha perso e perso male, ma non si ha l’obbligo di non riparare a una profanazione. Già nella Roma pagana si sentiva il forte bisogno di rispettare qualsiasi tempio, figuriamoci quello della divinità che è venerata dalla stessa civitas e ogni violazione punita.
Così Francesco Totti ha rigenerato il tempio e la sua sacra dignità, e noi romani l’abbiamo acclamato, adesso è giusto che la Federazione lo squalifichi per dieci giornate. Su questo non ci piove. Perché il Totti romano è integro, il calciatore Totti maldestro.
Ma questa è un’altra storia.

giovedì 6 maggio 2010

Texano de' noantri!

Escono quasi in contemporanea il nuovo lavoro di Roky Erickson [ http://www.rokyerickson.net/ ] e quello dei Circus Joy [ www.myspace.com/circusjoy ]. Due realtà completamente diverse, uno cantautore texano l’altro gruppo romano. Texas e Roma non hanno nulla in comune, anzi sono in antitesi; yankee e gladiatori, neanche a sforzarsi si troberà un punto in comune. Però il filo sottile che li lega è quello della lisergia naturale, non indotta, né commerciale o commercializzata. Roky Erickson è così, punto e basta! Corrado Mancini, frontman dei Circus Joy è così…e basta. Sono sicuro che a parti inverse avremmo lo stesso approccio e la stessa genuina tendenza a perdersi, più tosto che a cercarsi. Avremmo i 13th Floor Elevators romanizzati e un miniamale e sconosciuto Roky Erickson romano de’ Roma. Stessa roba, ma sempre robbabona e genuina.
Real people, love real life!

martedì 4 maggio 2010

Censure ben pagate!

Il 3 maggio 2010 è stata la giornata internazionale della libertà di stampa, un occasione unica per riaffermare quei valori e principi di informazione e libertà di espressione che sono alla base di ogni civiltà moderna e “modernizzata”. Il diritto di informare e il diritto di accesso all’informazione, senza i quali non esisterebbe appunto alcuna democrazia, sono sempre più spesso considerati “minacciati”, “sotto assedio”, “vilipesi & umiliati”. Ma sarà vero? Navigando in rete mi imbatto nel sito di Reporters sans frontiéres e leggo cose "interessanti", ecco un passaggio: “Stesso degrado della situazione riscontrato in Italia (49°) e in Bulgaria. In Italia – Paese con il punteggio peggiore tra i sei fondatori dell’UE – gli attacchi della criminalità organizzata che prende sistematicamente di mira i giornalisti, le pressioni del Cavaliere sui mezzi di comunicazione, il DDL sulle intercettazioni spiegano la nuova posizione del Paese nella classifica RSF”.
Insomma noi saremmo “meno” democratici degli USA o della Danimarca, Finlandia o Irlanda. Eppure in nessuno di questi paese il contributo economico all’editoria è così concreto e pingue [ http://www.odg.it/content/italia-quinta-in-europa-per-numero-quotidiani ]. In Irlanda poi, paese che in questo momento si trova in forti difficoltà economiche tanto da essere considerato a rischio, il numero delle testate giornalistiche di qualità si riduce a quattro o cinque, i canali televisivi non più di dieci e il supporto in cash all’editoria quasi del tutto inesistente. Danimarca e Finlandia non possono fare testo. Noi, però, scendiamo di classifica non per l’abuso di alcuni giornalisti della costante violazione della privacy e dell’indipendenza concettuale ( pensate a tutti i giornalisti di Rai3, non sono secondo voi politicamente orientati come i giornalisti del TG4? ), ma dalle “pressioni del Cavaliere ( definizione che di per se identifica un ideologia, un idea pre-concettuale dell’attuale dirigenza politica del nostro paese ) sui mezzi di comunicazione”. "Cavaliere" che finanzia in cash con il suo Governo anche giornali oppositori. Incredibile! Siamo "meno" democratici...boh?
Un’analisi così sciatta fa fortemente dubitare di queste forme di Associazioni, finte paladine della difesa dei diritti civili fondamentali e ispirate da ideologie fariseistiche che offendono chi veramente è morto – o da anni è segregato nelle più austere e crudeli prigioni del mondo - per difendere il diritto fondamentale all’informazione, che non può né deve essere soggetta ideologie di parte. Se no anche RSF diventa uno strumento di regime e non un osservatorio di libertà.
Cosa che mi sembra non sia proprio.
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