Nell’estate
del 1974 Urbani partecipa alla seconda edizione di Umbria Jazz. Tra il pubblico che lo ascolta suonare al bar
St. Andrews di Perugia c’è anche il grande sassofonista americano Sonny Stitt, che al termine della sua
esibizione si complimenta lungamente con lui. In questo periodo cominciano a
manifestarsi i primi sintomi di quel disagio esistenziale che lo avrebbe
lentamente condotto all’autodistruzione. In novembre non si presenta al festiva
del jazz di Bologna, dov’è atteso con il suo trio. Diventa inaffidabile e
irascibile. Se n’era già accorto anche Rava, che poco tempo prima lo aveva
invitato a suonare con lui negli Stati Uniti. Un giorno, Massimo che era ospite
in casa sua, aveva danneggiato involontariamente un prezioso registratore che
era stato prestato a Rava da un amico e subito dopo era sparito. “Quando si rifece vivo”, avrebbe in
seguito raccontato il trombettista, sembrava un barbone, gli abiti a pezzi, una
tosse tremenda, la febbre alta, dolori dappertutto. Aveva dormito due notti al
gelo su una panchina al Central Park. Questo
era Massimo Urbani a diciassette anni, e non sarebbe mai cambiato.” Rava
avrebbe tuttavia ricordato con orgoglio gli esiti musicali di quel viaggio
newyorkese di Urbani, che aveva folgorato con il suo talento i migliori sassofonisti
dell’epoca, da David Schnitter a Bob Mover.
…poche
righe, prese si internet per ricordare la figura di Massimo Urbani, sassofonista
Jazz e spirito punk. Esce in questi
giorni una versione aggiornata del libro su Urbani, dal titolo L’avanguardia è nei sentimenti. Non mi
piace la parola avanguardia, la sostituisco spesso con audacia, ma di
sentimento, nel Jazz di Urbani, c’è ne moltissimo.
Se
volete spendere dei soldi per Natale, regalatevi il libro. Anche se nella prima
versione, se ben ricordo, c’era allegato anche un CD. Dovrò controllare tra i
miei libri.
Molto
bello anche il numero di Jazzit#78
[qui]con una lunga retrospettiva su Urbani, ricca di materiale iconografico…bella,
però cercate di ascoltare la versione di Body and Soul, accompagnata con Mike
Melillo al piano e registrata nel 1987.
Daje Massimo, nu’molla!
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