Ultimi giorni di un anno un po’ così. Passato, come gli ultimi d'altronde, a cercare
una speranza di uscita da una crisi che è di costume, sociale, forse anche di
identità [ per essere audaci] che non economica.
A mio avviso l’errore base è stato quello di indirizzare
una paese [ inteso come espressione di una storia collettiva “comune”], l’Italia, in un percorso che misurava – e misura
ancora aimè – la sua sostenibilità in base alle proprie risorse economiche e
non sulla base del proprio ruolo culturale. Per fare un esempio concreto è come
se Leonardo Da Vinci prima di
essere accolto in ogni Corte d’Europa in base al proprio alto ruolo culturale,
fosse valutato dai soldi in saccoccia
[come si dice a Roma]. I soldi, ovvero le ricchezze economiche [ senza entrare
nel merito della provenienza delle stesse] appartenevano al principe il quale,
con questi, si “comprava” le capacità esclusive del genio di Leonardo.
Nel momento in cui l’Italia ha deciso di barattare in
Europa la propria storia di un paese di
lettere, per consegnarsi al giudizio dei paese dei numeri, non ha fatto altro che consegnarsi al giudizio
del beceri mercanti. Cosa che noi [italiani]
non siamo!
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