domenica 28 luglio 2013

Sex & Drug and Rock'n'roll with Peter Blake's Ian Dury


Molti lo conoscono per il celebre inno "Sex & Drugs & Rock&Roll", pubblicato nel 1977. Pochi però sanno che il cantante inglese Ian Dury, scomparso nel 2000 all'età di 57 anni, in gioventù fu anche un bravo pittore e illustratore. Lo scopriamo oggi con questa mostra organizzata al Royal College of Art di Londra, dalla figlia Jemima, dall'ex manager dei Clash, Kosmo Vinyl e dal famoso graphic designer Jules Balme. Dal 23 luglio all'1 settembre "Ian Dury: More Than Fair – Paintings, Drawings and Artworks, 1961–1972" [ qui il link] presenta oltre 30 opere realizzate da Dury quando era uno studente proprio al Royal College of Art e aveva tra i suoi insegnanti sir Peter Blake, l'artista a cui dobbiamo la copertina di "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" dei Beatles. Lo stile del futuro cantante si rifaceva alla Pop-Art in un intrigante mix di colori accesi, elementi fotografici e continui riferimenti al mondo della musica e delle celebrità.
Per chi andrà a Londra, cercando quello spirito Punk che ancora resiste nella perfida Albione.
Gabba-gabba-Hey!

sabato 27 luglio 2013

The Wire. Jazz, Improvised Music and...Rosso di Montefalco


E’ convinzione comune che con l’arrivo di internet, ma ancora più con la digitalizzazione del mondo, le riviste in carta così come per i libri, siano destinate a scomparire. In parte è vero, però – dall’altra parte – la digitalizzazione dei contenuti hanno consentito ad un totem dell’informazione musicale veramente “alternativa” – The Wire - di rendere disponibile l’intero archivio – al costo di un semplice abbonamento annuo – dei precedenti e rarissimi numeri arretrati. Quindi qual è la domanda? La scomparsa di riviste in carta è più dovuta alla banalità dei contenuti sino ad ora trattati o dall’arrivo di quel digitale che consente – agli stessi contenuti – di essere rilanciati a livello globale senza costrizioni di tempo, reperibilità e – non ultimo – di spesa? Ovviamente non ho risposta, ma sono felice che the Internet Syndicate [ parleremo in futuro del IS ]abbia reso disponibile, almeno per me, l’opera omnia di The Wire.
Pensate che sul The Wire#1, uscito nell’estate del 1982 [ l’Italia vinceva i Campionati del Mondo di Calcio ] già si parlava di Steve Lacy, Max Roach e della Leo Records. Sul secondo Numero Carla Bley e i Rip, Pig + Panic [ chi se li ricorda? Gruppo inglese, erroneamente etichettato come punk, nel quale cantava Nené la figlia di Don Cherry ].
Non so voi, ma in questo caso ( raro) benedico il mio Tablet e mi rileggerò la storia della musica alternativa globale dal basso, ovvero dalle origini. Sarà una calda ma proficua estate.

venerdì 26 luglio 2013

Giornalisti agguerriti e feroci al...guinzaglio

L'autorità garante per le garanzie nelle comunicazioni ha giudicato Fabio Fazio e Lucia Annunziata "colpevoli" d'aver condotto in modo "squilibrato" Che tempo che fa e In mezz'ora. Entrambi avrebbero violato la par condicio nel periodo 2012-2013, mandando in onda più ospiti del centrosinistra.
Così l'Agcom ha ordinato un riequilibrio (per la prossima stagione tv) a favore di esponenti del centrodestra”. Il lancio viene direttamente dal sito di Repubblica che, nonostante i banali tentativi di annacquare le marachelle dei due anchor man, si trova costretto a battere la news, seppur nascosta tra le altre.
La domanda ora è semplice. Visto come in passato i due giornalisti si siano sempre dimostrati come tra i più severi ed intransigenti con i politicanti intervistati (a turno) nei loro studi, rimproverando spesso loro comportamenti “eticamente poco correttiche avrebbero dovuto portare a loro “dimissioni” immediate…dicevo, ora che l’organo di garanzia ne ha certificato la loro parzialità, non dovrebbero loro dare il buon esempio rassegnando le dimissioni poiché giornalisti “poco seri”. Ovvero di parte e faziosi?
Non c’è niente di peggio di un giornalista “al guinzaglio”. Ora - per i due Giornalisti - questo loro collare (virtuale) è stato anche certificato. E pensare che i due giornalisti sono sempre stati tra i più barricaderos nel difendere il valore della libertà di stampa dal Cattivissimo B e i suoi sodali.
Li rivedremo ancora? Io dico di si…e voi?
Keep in touch!

giovedì 25 luglio 2013

Johnny Rotten assessore alla mobilità del Comune di Roma! Why not?

Ma qual è la differenza se hai settant’anni e sei Mick Jagger o Mario Monti? Quale elemento del loro DNA ha subito quella variazione genetica che ne ha determinato il loro essere come sono ora? E  poi…uno drogato, l’altro alla bocconi, ma – alla fine – chi vi sembra che stia meglio? E non ditemi che è tutta una questione di soldi…non direi che il Senatore Monti non ne abbia. Dalla periferia di Londra, al mito globale vs dalla borghesia meneghina all’italiana indifferenza. Non è facile esercitare una “scelta”. Certo, vorrei come padre Mick Jagger…però ringrazio il mio di padre (mimmo) che quando avevo sedici anni mi ha tenuto lontano dalla droga. Sarà anche per questo che non sono diventato il cantante dei Rolling Stones italiani, ma almeno oggi sto bene. Per il Senatore Monti parla la politica e i disastri dei quali – in un modo o nell’altro – ne è anche lui responsabile.
Parlando di politica, ieri sul Messaggero di ieri è comparsa un intervista al nuovo manager dell’ATAC, Dott. Broggi, 53 di Milano, questa parte dell’intervista mi ha fatto strabuzzare gli occhi: «Sono milanese, ma da vent’anni ho trascorso cinque giorni della settimana a Roma. Devo ammetterlo, poche volte ho usato i mezzi pubblici. Bene, dovrò cominciare a farlo per capire meglio il lavoro che mi aspetta». Ma che caz** di affermazione. Dovrà capire meglio?
Caro Dott. Broggi come si sentirebbe se fosse su un tavolo operatorio e un dottore, che si appresta ad aprirLa per operarLA le dicesse. Non l’ho mai fatto, dovrò imparare per capire meglio?
What a fuc* e la cosa bella è che nessuno ha detto niente.
..stavolta neanche beppegrillo.it! l’ho fregato!
Keep on, keepin’on fellà!

martedì 23 luglio 2013

Quattro righe, due libri, due CD e una calda estate

Con l’arrivo dell’estate c’è chi si prepara le valigie per lunghi viaggi e chi, come me, tornando va viaggi più corti, si organizza per brevi giorni di vacanza e d’ozio. Tutto si fermerà, com’è da prassi, ad Agosto in Italia; tutto tranne le chicchere in politica, e l’inedia di chi – vittima di una politica che chiacchere e non fa nulla [di buono] – non troverà neanche d’estate ragione e motivi per riposarsi. Ma tant’è, aspettando una rivoluzione proto-Casaleggio, ci dovremmo sorbire TG che rimandano all’ultimo perizoma, al tormentone dell’estate, ai consigli per gli anziani ( ma non sono gli stessi dell’anno prima?) e – novità – al Royal Baby, whatafuc*! Quindi tutti sotto gli ombrelloni, ma con qualche consiglio per la lettura e l’ascolto. Ovviamente inspired by Joe!
Cominciamo con una sorpresa.  Lo spirito e la rivolta è uscita l'edizione italiana della monografia di Peter Niklas Wilson dedicata ad Albert Ayler. Chi è Ayler? Beh…è un po’ difficile in poche righe sintetizzare l’epica esperienza di Ayler, non solo nella musica Jazz, ma nell’intero movimento contro-culturale nero in un America, ancora fortemente segregazionista. Ma se è nel momento estremo della morte che una persona vuole accanto a se solo coloro che hanno condiviso e vissuto, nel più intimo dei modi, l’esperienza terrena, ci sarà un motivo del perché al funerale di John Coltrane è stato Albert Ayler ad accompagnare il maestro verso (l’unico) Dio.
Un’altra lettura interessante è [ per il vostro Joe] biografia di Richard Brautigan (1935-1984) dal titolo Jubilee Hitch-hicker, The life and the Times of. Ok, è in inglese e non tutti in Italia conoscono il poeta Brautigan e – soprattutto – fanno fatica ad inserire la poetica minimale di Brautigan tra quelel più aggressive e e off di altri autori – più famosi – della beat generation. Ma, come già detto su questo blog, non tutte le rivoluzioni vanno “strillate”; c’è sempre spazio per l’intimo compiacimento e per la condivisione – seppur low profile -  di un entusiasmo per il  passaggio verso una modernità non invocata ma – in modo sghembo – accolta.
Terzo suggerimento…un paio di CD. Il Nuovo di Bob Dylan, The Bootleg Series, Vol. 10 - Another Self Portrait (1969-1971) ed il ritorno dei The Lords Of The New Church - The Gospel Truth, una compilation che rende nuovamente disponibile molto del loro materiale del periodo ( il loro migliore) del 1987-89. Più un raro concerto dal vivo! Wowowow…chi sono i Lords of New Church? Hey…mon amì, mi sa che hai sbagliato blog!!!
Keep in touch!

mercoledì 17 luglio 2013

Senza Religione non ci sarà rivoluzione radicale. Non lo dice [ora] il Papa, ma lo disse [allora] Hakim Bey

entrale diventa poi, nella proposta di Hakim Bey, il concetto di differenza rivoluzionaria, di valorizzazione della diversità contrapposta all’omogeneizzazione della stessa imposta dalla globalizzazione forzata. "La differenza -sostiene- è che la diversità non deve necessariamente essere egemonica o fascista. E questa sarà una cosa estremamente difficile da capire per la vecchia sinistra, perché la vecchia sinistra stessa aveva tra i suoi ideali, quello di un’unica cultura mondiale -secolare, razionalistica, (..) totalmente illuminata, senza ombre, industria, proletariato, avanti verso l’avvenire, fondamentalmente egemonica verso le differenze". Questa attenzione e questo rispetto riguarda anche le religioni. "Ma sembra chiaro che senza religione non ci sarà rivoluzione radicale; -afferma- la Vecchia sinistra e la (vecchia) Nuova Sinistra non possono certo farcela da sole". E parlando di religioni lo sguardo è orientato in primo luogo verso l’Islam non oscurantista, quello del già citato sufismo, del socialismo sciita di Alì Shariati, quello cosmopolita della Bosnia multietnica o del "Sentiero Verde" del colonnello Gheddafi. "Se una vera coalizione anticapitalista dovrà mai apparire a questo mondo, non potrà fare a meno dell’Islam", sostiene Bey in "Millennium".
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Ma l’interesse è diretto anche verso alcune componenti del cristianesimo, e non solo per quelle, è il caso dei sacerdoti che si riconoscono nella Teologia della Liberazione, che in America Latina hanno da sempre sostenuto la causa dei poveri e degli oppressi. "Nei prossimi anni possiamo attenderci di vedere, tanto all’interno quanto all’esterno della chiesa, forme di revival di «cristianesimo celtico», votato alla resistenza contro l’inquinamento dell’ambiente sia fisico, sia immaginale, e perciò impegnato nella lotta anticapitalista".
Quella proposta nel suo ultimo lavoro è una grande coalizione che, pur conscia delle differenze presenti al suo interno, possa battersi, con qualche possibilità di contrastarlo efficacemente, contro il neoliberismo dilagante. Non è un caso perciò che una delle esperienze citate più spesso sia quella zapatista, epigoni urbani compresi, che alla forte rivendicazione di identità etnica affianca un messaggio universalistico di liberazione sociale. In quest’ambito vengono citati anche il Tibet, il movimento dei nativi americani e, con grande convinzione, una possibile e futura Irlanda repubblicana, vista come un potenziale detonatore nel cuore dell’Europa capitalista.
Le piccole nazioni che propongano modelli libertari e socialisti sono considerate da Hakim Bey fondamentali ai fini della ricostituzione di un fronte anticapitalista internazionale. Con le sue parole: "Un federalismo proudhoniano basato sulle particolarità non egemoniche in una mutualità «nomadologica» o rizomatica di solidarietà sinergica, questa è la nostra struttura rivoluzionaria". Si tratta quindi di un esplicito apprezzamento per un nazionalitarismo politicamente qualificato che continua ad essere osteggiato, quando non apertamente accusato di dar vita comunque a forme di governo reazionarie, da buona parte di quella sinistra più o meno antagonista, che magari considera "TAZ" un proprio imprescindibile testo di riferimento ideologico.

…anche se è un citazione, ce né abbastanza per tutti! Surf the web fellà!

mercoledì 3 luglio 2013

Rocco, Marky uno Scooter a Gabba-Gabba-Hey! Let's Go!!!!


Vabbé! Conosco Rocco, ops, DJ Ringo e non solo è un mio amico, ma è anche un punk vero, con un cuore che pompa al ritmo dei Bad Brains [ di pay to cum ] ed un’adrenalina che scorre nel sangue seguendo le chitarre dei Dead Kennedys di Nazi-Punk fuc* off!! Quando l’ho incontrato la prima volata eravamo ad Haiti. Maglietta Ramones e moto per andare a scorrazzare nell’isola caraibica. Erano i giorni di Rock per Haiti. In un area in pieno “copri-fuoco” con bande armate che impersavano sull’isola i giorni del post-terromoto, il temerario Ringo seguiva il suo istinto e domava una moto in un territorio “indomabile”. All’osservazione del responsabile della sicurezza del capo, la risposta fù veramente punk: so what?
…grande Rocco! E da allora i contatti si sono intensificati.
Adesso questa intervista a Marky Ramone ( che a Los Angeles ha indossato una mia maglietta!!] per la rivista Cafe Races mi ha  ricordato i tempi del comune spirito punk. Bravo Rocco.
Ve la “rilancio”. Ne vale la pena. Moto+Punk+l’indomabile spirito di un vero punk! What else!
Keep on, Keepin’on Brò!
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