entrale
diventa poi, nella proposta di Hakim Bey, il concetto di differenza
rivoluzionaria, di valorizzazione della diversità
contrapposta all’omogeneizzazione della stessa imposta dalla globalizzazione
forzata. "La differenza -sostiene- è che la diversità non deve
necessariamente essere egemonica o fascista. E questa sarà una cosa
estremamente difficile da capire per la vecchia sinistra, perché la vecchia
sinistra stessa aveva tra i suoi ideali, quello di un’unica cultura mondiale
-secolare, razionalistica, (..) totalmente illuminata, senza ombre, industria,
proletariato, avanti verso l’avvenire, fondamentalmente egemonica verso le
differenze". Questa attenzione e questo rispetto riguarda anche le
religioni. "Ma sembra chiaro che senza religione non ci sarà rivoluzione radicale;
-afferma- la Vecchia sinistra e la (vecchia) Nuova Sinistra non possono
certo farcela da sole". E parlando di religioni lo sguardo è
orientato in primo luogo verso l’Islam non oscurantista, quello del già citato
sufismo, del socialismo sciita di Alì Shariati, quello cosmopolita della Bosnia
multietnica o del "Sentiero Verde" del colonnello Gheddafi. "Se
una vera coalizione anticapitalista dovrà mai apparire a questo mondo, non
potrà fare a meno dell’Islam", sostiene Bey in "Millennium".
...c
Ma
l’interesse è diretto anche verso alcune componenti del cristianesimo, e non
solo per quelle, è il caso dei sacerdoti che si riconoscono nella Teologia della Liberazione, che in America Latina
hanno da sempre sostenuto la causa dei poveri e degli oppressi. "Nei
prossimi anni possiamo attenderci di vedere, tanto all’interno quanto
all’esterno della chiesa, forme di revival di «cristianesimo celtico», votato
alla resistenza contro l’inquinamento dell’ambiente sia fisico, sia immaginale,
e perciò impegnato nella lotta anticapitalista".
Quella
proposta nel suo ultimo lavoro è una grande coalizione che, pur conscia delle
differenze presenti al suo interno, possa battersi, con qualche possibilità di
contrastarlo efficacemente, contro il neoliberismo dilagante. Non è un caso
perciò che una delle esperienze citate più spesso sia quella zapatista, epigoni
urbani compresi, che alla forte rivendicazione di identità etnica affianca un
messaggio universalistico di liberazione sociale. In quest’ambito vengono
citati anche il Tibet, il movimento dei nativi americani e, con grande
convinzione, una possibile e futura Irlanda repubblicana, vista come un
potenziale detonatore nel cuore dell’Europa capitalista.
Le piccole nazioni che propongano modelli libertari e socialisti sono considerate da Hakim Bey fondamentali ai fini della ricostituzione di un fronte anticapitalista internazionale. Con le sue parole: "Un federalismo proudhoniano basato sulle particolarità non egemoniche in una mutualità «nomadologica» o rizomatica di solidarietà sinergica, questa è la nostra struttura rivoluzionaria". Si tratta quindi di un esplicito apprezzamento per un nazionalitarismo politicamente qualificato che continua ad essere osteggiato, quando non apertamente accusato di dar vita comunque a forme di governo reazionarie, da buona parte di quella sinistra più o meno antagonista, che magari considera "TAZ" un proprio imprescindibile testo di riferimento ideologico.
Le piccole nazioni che propongano modelli libertari e socialisti sono considerate da Hakim Bey fondamentali ai fini della ricostituzione di un fronte anticapitalista internazionale. Con le sue parole: "Un federalismo proudhoniano basato sulle particolarità non egemoniche in una mutualità «nomadologica» o rizomatica di solidarietà sinergica, questa è la nostra struttura rivoluzionaria". Si tratta quindi di un esplicito apprezzamento per un nazionalitarismo politicamente qualificato che continua ad essere osteggiato, quando non apertamente accusato di dar vita comunque a forme di governo reazionarie, da buona parte di quella sinistra più o meno antagonista, che magari considera "TAZ" un proprio imprescindibile testo di riferimento ideologico.
…anche
se è un citazione, ce né abbastanza per tutti! Surf the web fellà!
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