domenica 29 maggio 2011

More Commitmnt For Everyone!

Drammaturgo di successo, scandaloso protagonista delle cronache letterarie, militante dell'IRA, leggendario bevitore e famoso cantastorie, Brendan Behan possedeva secondo Flann O'Brien "il cuore più grande che abbia battuto in Irlanda negli ultimi quarant'anni". E credetemi (esperienza personale diretta), gli irlandesi sanno essere tanto generosi, quanto indipendenti e riottosi a ogni forma di controllo. Queste "Confessioni" che mi ritrovo tra le mani costituiscono una picaresca autobiografia, infarcita di ogni sorta di digressioni, aneddoti, buffonate e rocambolesche avventure, il tutto innaffiato dall'immancabile "pinta di scura" e condito di ballate popolari e canzoni patriottiche. Tra pubs e prigioni, cimiteri e bordelli, l'irrefrenabile Behan combatte una sua personalissima battaglia per la giustizia, non indietreggiando di fronte a nessuna sfida pur di rimanere fedele ai suoi ideali e mantenere alto il tasso alcolico. Dall'amata Dublino si sposta in lungo e in largo per l'Irlanda, fa frequenti viaggi clandestini in Inghilterra (dove è persona non gradita) e appena può corre a Parigi. Nelle sue pagine i ricordi si susseguono per improvvise associazioni mentali nello stile del racconto orale. Nasce cosi un libro di verso da ogni altro, di straordinaria vitalità ed esilarante inventiva, in cui la lotta per la libertà irlandese e gli esistenzialisti francesi vanno a braccetto con i più impenitenti e spudorati bevitori. Behan fa coppia con George Orwell e il suo Senza un soldo a Parigi e Londra [info]. Anche qui la miseria, la vita agra e difficile, l’ipocrisia di una società [allora] all’alba di una nuova strutturazione borghese non riuscirono minimamente a piegare il giovane Orwell che da quella indigenza trovò l'ispirazione per la giustizia di 1984, Road to Wigan Pier e Big Brother.
E’ l’impegno verso i proprio valori, più che verso noi stessi, a generare individui che, loro malgrado, tracciano strade che la nostra società civile, se vuole mantenersi tale, deve continuare a camminare e con coraggio!

More commitment for everyone!
[ da leggere ascoltando Billy Bragg’s Life’s England, Half English]

venerdì 27 maggio 2011

Guthrie 10 - Celentano 0 [ e potra a casa!]

Succede di tutto questi giorni, alcune cose solo italiane, altre milanonapoletane e alcune internazionali. Cominciamo dall’arresto di Ratko Mladic, l'ex capo militare dei serbi di Bosnia latitante dal '96 e ricercato per genocidio e crimini contro l'umanità e ora prossimo ad un processo "umanitario". In questo blog non ho [quasi] mai affrontata temi che in qualche modo hanno che fare con il mio lavoro, ma la questione “balcani” è molto simile, nel coinvolgimento emotivo, a quella generata dal conflitto partigiani/repubblichini in Italia. Il massacro di Srebrenica è un massacro. Non c’è termine giuridico che possa in qualche modo alterarne le conseguenze. Morti e fossi comuni e Mladic ne è responsabile, poi sarà il tribunale dell’Aja a definirlo colpevole. Però, come è accaduto in passato, le gravi, gravissime responsabilità comportamentali di una parte sono sempre più gravi, specialmente se perde, dell’altra fazione antagonista. E questo non dovrebbe mai accadere quando si parla di diritti umani e di diritti fondamentali dell’uomo. Ecce homo! Sarebbe sufficiente condividere l’esperienza di chi ha lavorato nei balcani durante la crisi umanitaria per rendersi conto che dopo l’orda barbara dei serbi, la risacca kossovara non è stata proprio tenera. D’altronde il nostro paese ha vissuto – e vive ancora giustamente – con un forte coinvolgimento emotivo per lo sterminio dei fratelli Cervi, ma colpevolemente dimentica la mattanza dei fratelli Govoni. Io mi considero “fortunato”, ho una esperienza di lunghe e ripetute missioni nei balcani e una madre che durante la resistenza, in terra umbra, nascondeva soldati inglesi e alleati, ma resisteva anche alle ruberie e prepotenze dei partigiani. Super partes nel sangue e anarchico di testa!
…mentre le coscienze mondiali vengono sollecitate da questo importante arresto, in Italia è the rebel protester Celentano che in AnnoZero ci “bacchetta” sulla nostra indifferenza nei confronti dei temi mondiali: i giovani, l’ambiente, la politica…Celentano? What a fuc*!! Con tutti i suoi figli nel mondo dello spettacolo - Rosita, Rosalinda, Giacomo - (nessuno con la vocazione del pasticcere troskista?) e vivendo “producendo” musica, ovvero stampando CD che sono il plastica, contribuisce ad inquinare il nostro pasese non poco: decisamente unfit! L’alternativà? Il download della sua musica per esempio, come fanno centinaia di gruppi punk nostrani, che non hanno papà “oracoli”. Certo si guadagna di meno e anche lui, povero de mamma, c’ha ‘na casa da mantenere! Fuc*!
Ho nella mia testa in questi giorni la storia della scena folk del Greenwich village e l’importanza che musicisti diventati poi famosi come Bob Dylan, Phil Ochs riconoscevano ai comportamenti coerenti e politicamente impegnati di Woody Guthrie. Guthrie è morto [quasi] povero, Arlo – suo figlio – ha seguito le orme del padre, ma non in RAI o MediaSet…ma nelle polverose strade d’America. Cantando il disagio che gli ultimi vivevano in una nazione primus.
E’ lì, amici mie, che dimora il disagio e non nei “salotti” televisivi di santoriana-saviana memoria.
Fuc*! Real people will rule the [real] world!

lunedì 23 maggio 2011

Buon Compleanno Bob e W.

Una settimana può essere lunga, ma anche corta. Un intervento un po’ a-la-veltroni di parodiata memoria, ma molte cose sono accadute in questi dieci giorni. Dalla [inutile] competizione elettorale, dove – come al solito – vincono un po’ tutti, o, alla peggio, perdono meno di quello che si aspettavano, perciò – anche nella sconfitta –si riescono a trovare elementi di soddisfazione[!]. Ma tant’è questa è la politica italiana. Però…però, internet ha rimandato alcune notizie e fatti interessanti che vale la pena evidenziare e condividere con i miei amici e lettori del blog.
Su tutti…oggi è il compleanno di Bob Dylan. Su di lui tutto è stato scritto e detto. La sua musica analizzata e sezionata nel dettagli, le sue liriche esposte alla sassaiola ideologica di chiunque. Ma Bob Dylan oggi è settantenne…tutto questo per dire cosa? In un suo famoso intervento all’Emergency Civil Liberties Committee's annual Bill of Rights dinner, conosciuto anche come Tom Paine Award Cerimony speech, nel 1963, Dylan comincio a deridere la posh audiance con invettive del tipo “hey gente dovreste essere al mare e non qui ad ascoltarmi”. E dopo un antipatico paragone sulla condizione dei negri rispettabili o meno a seconda se vestono bene o no, e una disorientante similitudine emozionale con Lee Harvey Oswlad, un passaggio importante sulla vecchiaia diventa ora attuale.
Questo non è un mondo per gente vecchia, quando si invecchia si dovrebbe lasciare la scena” davanti ad un audiance sempre più perplessa ecco l’intuizione del giovane “ Non c’è nessun mondo in bianco e nero, sinistra o destra…ma solo chi stà giù e chi è in alto. E chi è in basso, credetemi, è veramente in difficoltà e io mi stò sforzando per far emergere questo mondo senza nessuna contaminazione con una becera politica”.
Ora, due i punti. Era facile accanirsi contro i vecchi in charge quando si era un giovante protester ventenne, ma ora che si compie settantanni Bob how does it feel ( come ci si sente ) ad essere dall’altra parte della barricata? L’altro punto è [come detto] l’intuizione: niente più destra o sinistra, comunisti o fascisti. Ma solo chi è giù e chi è su. E con il dovere, per chi è in alto, di aiutare chi è rimasto il difficoltà.
Sarà che ho sempre avuto questa visione anche io ( date un’occhiata alla front page del mio sito qui, sulla mia mission ), ma credo che mai come in questi giorni l’idea di un mondo senza ideologie – ma con valori veri - sia attuale. Dalla nostra becera campagna elettorale, alle rivoluzioni del Nord Africa alle contestazioni spagnole.
Il mondo deve cambiare ed il cambiamento deve essere in mano ai giovani, ma non ai loro finiti “tutor”! No more Bocca, Fo, Scalfari, Camilleri, Santorini e Guzzanti-3…F***! Think for yourself.
[ Buon Compleanno Bob e anche a W. Di W. Parleremo a breve nel next-to-come-book “Un tè con il Partigiano Johnny” ]

venerdì 20 maggio 2011

CRACK 3DR...Comics will drive the Revolution!


Il nuovo CRACK [ qui per super informazioni!] comincia a muoversi. Quest'anno CRACK 3DR. Cioè 3-D Revolution, la tridimensionalità del reale perchè la realtà è rivoluzionaria. Le adesioni al festival come artisti o editori si possono presentare come indicato nella sezione partecipa a partire dal passato Aprile, alla mail crack.forteprenestino@gmail.com . Sono benvenuti tutti coloro che vogliano offrirsi come volontari per le giornate del festival!
Freedom over comics!

lunedì 16 maggio 2011

notapolitica.it Vs [nuova] STASI




Continua il mistero sul cosiddetto Libro Bianca, il pamphlet pubblicato da Stefano Campagna sulle presunte “malefatte” di Bianca Berlinguer. In questi giorni, il libro è stato pubblicato sul web da diversi siti internet, primo notapolitica.it, i cui redattori hanno ricevuto una lettera di diffida da parte dei legali del direttore del Tg3.
“Quel compendio di malevole e offensive considerazioni sulla nostra Cliente rappresenta al lettore una serie di inveritieri ed infamanti avvenimenti”. Pena la richiesta del risarcimento dei danni subiti.
“Siamo stati ingenui”. Hanno scritto i blogger colpiti da censura, prima di cancellare l’articolo. “Nel nostro paese impera una surreale concezione della libertà di stampa a corrente alternata”.
Nel libro sono custodite quelle che secondo Campagna, giornalista del Tg1 e componente dell’Usigrai, sono le denunce anonime dei giornalisti del Tg3, sui quali si abbatterebbe la tirannia della Berlinguer.
Intanto Campagna si sfoga come può al Giornale. “Ieri ho rassegnato le mie dimissioni dall’esecutivo Usigrai, è un’organizzazione schierata e faziosa. Dopo un anno di fango sul Tg1 ho solo denunciato quanto accadeva al Tg3 e in altre testate. Nessuno mi ha difeso, nemmeno dopo la querela della Berlinguer, che certamente non mi fa paura”.
“Mi hanno tolto una delega e hanno cancellato la mia presenza a una trasmissione di Raitre sulla mamma. Una purga stalinista”. “Comunque esco a testa alta e con la schiena dritta: so di essermi battuto contro una casta mafio-mediatica protetta e intoccabile”. E i giornalisti del Tg3? “Mi sono battuto per loro ma sono rimasti zitti”.
[ da internet ]
Restano le perplessità di sempre, quelle su un mondo di sinistra [fintamente] libero e che nella sua storia e tradizione politica ha sempre esercitato la censura, la repressione intellettuale, l’eliminazione dei concetti, più che delle persone, per contrastare idee e opinioni diverse. Dalla CEKA alla STASI sino a questi giorni di GRANDE FRATELLO che cerca di comprendere, attraverso i tuoi comportamenti sessuali, se sei perseguibile o meno.


Are U free? Really Free?

venerdì 6 maggio 2011

Proiettili punk! Bang! Bang!

Quando si parla di punk italiano dei primordi si citano sempre i soliti 2/3 nomi: Decibel, Skiantos, Jo Squillo Electrix e le Kandeggina Gang (sic!), i più "illuminati" arrivano massimo agli Incesti (escludo volutamente i Chrisma - pre Krisma - che di punk avevano solo l'attitudine), ma seppur mai esploso a livello mainstream (ma neppure medio-strem!) il punk in Italia ha avuto dei seguaci che spesso e volentieri, a causa del perenne ritardo musical-culturale italiano, lo imbastardivano con la nuovissima new wave o con l'ugualmente nuovo hardcore dotandolo di una certa personalità o quantomeno peculiarità.
A ridare giustizia ed un minimo di visibilità a questo movimento underground ci ha pensato la raccolta "Proiettili Italiani Punk Waves 1977-1987" (pubblicata in sole 500 copie e distribuita gratuitamente sic!) raccogliendo 17 schegge sonore di altrettante band pressochè sconosciute, vi basti sapere chi i nomi più noti sono Luti Chroma, Sorella Maldestra e Rats.
La raccolta, è superfluo dire che è ammaliante per la capacità di trascinarci in un sottobosco musicale che se ne sbatteva dei compromessi e dove il "no future" lo si respira soprattutto per l'assoluta certezza di non essere minimamente calcolati dalla massa, ancora troppo impegnata a seguire Sanremo. Tutta questa spontaneità traboccante si traduce in interessanti esperimenti, quando non in delle vere e proprie "pastiche" musicali tra scarti di vecchio rock'n'roll ramonesiano (S.I.B.), sfuriate punk (Klaxon, Tampax, Savage Circle e i Rats nella loro primissima incarnazione pre svolta rock), pseudo new wave con arrangiamenti più "fighetti" (No Fun, Undertow, Luti Chroma, Andy Warhol Banana Technicolor la cui "I'm in love with my computer" verrà ripresa dai conterranei Tre Allegri Ragazzi Morti nel loro fondamentale "La Testa Indipendente" e che oggi sarebbero incoronati come una degli migliori indie band italiane) e inni pseudo demenziali (Sorella Maldestra).
Poco importa se non tutte le canzoni sono all'altezza e se spesso e volentieri la pronuncia inglese è alquanto grossolana ...this is rock'n'roll! ( per altri post qui e qui ).
Not punk, but still good!!

giovedì 5 maggio 2011

Osama a Piazzale Loreto ( next stop metro:Loreto)




Morto Bil Laden, viva Bin Laden. Morto un Papa ne fa un altro. Quando scompare un Re si celebra il suo erede. Niente di nuovo sotto il sole e non sarà certo la triste (ma la morte è sempre triste) morte del terribile Osama a rallentare il corso dei nostri pensieri, dei nostri impegni quotidiani. Del nsotro essere individui. Del resto non ha di molto rallentato nemmeno la crescita dei tassi d’interesse dei nostri mutui. This is life, my friend.
Ho fatto passare qualche giorno per cimentarmi sulla questione Osama e un paio di punti mi sono emersi quasi subito.
La maggior parte delle news americane hanno rilanciato il dato dell’aumentato consenso di Obama ( non Osama ) dopo la morte, avvenuta in modo traumatico e violento, del cattivissimo terrorista. L’equazione è semplice nella sua disarmante retorica. Il premio nobel per la pace ha avuto bisogno di un atto di estrema violenza, ancorché di fredda ( non consapevole, ma certo così percepita) vendetta, per riemergere da una situazione di politica interna disastrosa. E Questo nonostante lo sforzo profuso per iniziare ( perché a questa fase siamo ancora) politiche sociali più welfare-orientated e meno egoistiche. Come spesso detto, in America, non basta essere nero, social disadvanced o rappresentate di minoranze per esentarti dal fare le cose e farle bene. Il pragmatismo americano non fa sconti. You’re in charge? Do it! E nei momenti di difficoltà una buona sana guerra può aiutare e se non fosse possibile un intero conflitto, perché negarci una grande caccia all'uomo e una spettacolare morte. Morto Osama, viva Osama!
L’altro punto dolente è la nostra (ormai storica) visione anti-americana di alcuni leader politici che non sono neanche più comunisti, ma semplici anti americani e-basta. Alcuni di loro, su giornali di sinistra ( sostenuti dal Governo di destra) criticano l’esecuzione repentina e assoluta di Osama, privandolo di ogni minima forma di processo e di difesa, si dice, gli viene tolta ogni possibilità di portare un fondamentale elemento di chiarezza storica sul fenomeno terroristico di AlQueda ( ...e delle eventuali relazioni con i precedenti Governi americani).
Credo che abbiano ragione, non si uccide così neanche un cane, senza una possibilità, ma se pensiamo che la nostra storia moderna gira attorno alla mitizzazione della morte di Mussolini e la sua barbara esposizione in Piazzale Loreto, mi appare difficile credere che certe persone sia titolate a parlare di rispetto.
Peace and Respect

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