giovedì 30 ottobre 2014

[La Rivoluzione]...comincia non appena le istituzioni tendono al fine che gli uni prendano tutto e agli altri nulla rimanga

Nel 2013, il 28,4% delle persone residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale, secondo la definizione adottata nell’ambito della strategia Europa 2020. L’indicatore deriva dalla combinazione del rischio di povertà (calcolato sui redditi 2012), della grave deprivazione materiale e della bassa intensità di lavoro e corrisponde alla quota di popolazione che sperimenta almeno una delle suddette condizioni.
 
 
Non dissimuliamoci l’esatta verità. Che cos’è una rivoluzione politica in generale? Cos’è, in particolare, la rivoluzione francese? Una guerra dichiarata tra patrizi e plebei, tra ricchi e poveri. Ecco dunque affrontato il grande problema. Seguiamone alcuni sviluppi.
Quando le istituzioni cattive e abusive di una nazione hanno prodotto l’effetto che la massa è rovinata, avvilita, caricata d’insopportabili catene; quando l’esistenza della maggioranza è divenuta talmente penosa, che essa non può piú farcela, è allora di solito che scoppia un’insurrezione degli oppressi contro gli oppressori. Il disagio che si prova in questa situazione diventa la causa per cui ci si muove, ci si scuote, per cercar d’acquisire uno stato migliore. Vien fatto naturalmente allo spirito di riflettere sui diritti primitivi degli uomini. Li si discute, si esamina quali sono nello stato naturale, quali devono essere nel passaggio allo stato sociale. Si riconosce facilmente che la natura ha fatto nascere ogni uomo eguale in diritti e in bisogni con tutti i suoi fratelli, che questa uguaglianza deve essere imprescindibile e inattaccabile; che la sorte di ogni individuo non deve subire alcuna alterazione passando alla vita sociale; che le istituzioni civili, lungi dal recar danno alla felicità comune, che soltanto può risultare dal mantenimento di questa eguaglianza, non hanno altro compito se non d’impedirne la violazione.
[...]
Questa guerra dei plebei e dei patrizi, dei poveri e dei ricchi, non esiste solamente dal momento in cui è dichiarata. Essa è perpetua, comincia non appena le istituzioni tendono al fine che gli uni prendano tutto e agli altri nulla rimanga; e finché il manifesto non è promulgato, il patriziato non sembra molto mettersi in guardia contro la rivolta dei plebei. Sembra ai ricchi che fingendo sicurezza, sforzandosi di far credere ai poveri che il loro stato ha il fondamento inevitabile nella natura delle cose, si costituisca la miglior barriera contro le iniziative degli ultimi. Ma quando è proclamata la dichiarazione di guerra, allora incomincia la lotta al vivo, e ciascuno dei due partiti impiega tutti i suoi mezzi per trionfare.
[L. Ghiringhelli, Prima di Marx. Alle origini del socialismo, G. D’Anna, Messina-Firenze, 1979, pagg. 70-72]
…i mie lettori sanno benissimo che non sono comunista, ma un vecchio anarchico liberale, però – e dico però -, non è così realistico questo concetto? Non siamo nella fase dove le istituzioni tendono al fine che gli uni prendano tutto e agli altri nulla rimanga?
..ma devo davvero scendere in campo?

1 commento:

  1. Ben tornato Andrea.
    Il miu aiuto ce l'hai di sicuro!
    Laura 77

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