Nel 1986 me ne andai a Londra… volevo “sfondare” nel mondo della musica, punk ovviamente, e venivo
dall’esperienza ( incompresa) dei No Communist
In Europe! Gruppo proto HC de Roma
che, sull’onda dell’elezioni di Ronald Reagan in America, ispirava la sua
azione ribellistica ad un edonismo
cinico e fine a se stesso…mi pare si dica nichelismo, ma…vabbè…comunque Londra
mi accolse con totale indifferenza e finii, come moltissimi italiani, a
lavorare in ristoranti italiani per una manciata di sterline, pocket money! Non diventai né ricco né
pop star però – questo si! – mi sono divertito molto e, cosa più importante, mi
trovai nella “perfida Albione” nel momento in cui “esplose” un fenomeno per
molto tempo sottovalutato dagli stessi inglesi: the red wedge movement! [Beat the Whites with the
Red Wedge]. Per farla breve, poiché su internet alla parola chiave “red wedge”
troverete di tutto e di più, fù un tentativo, invero spontaneo ma un po’ “pop”,
di ri-inserire nel tessuto teatcheriano un po’ di sano e vecchio socialismo
orwelliano! Troppo complicato? Forse, ma tant’è…
Di
quei giorni restano poche cose ed eccole tutte per voi:
Primo
tra tutti lo stupendo album dei Redskins, Neither
Washington Nor Moscow…gruppo seminale formato da Chris Dean
(che sotto il nome X Moore aveva una carriera parallela come giornalista di New Musical Express) nel 1981 in Inghilterra, la sua prima band, si chiamava
No Swastikas. Il gruppo era
fortemente politicizzato e Chris, militante del Socialist Workers Party insieme al compagno
Martin, portò le sue istanze di socialismo
rivoluzionario
nei testi musicali che proponeva. Keep
on, keepin’on un manifesto e mio personale slogan…
Walls come tumbling down degli Style Council, oltre a imporre la figura del vecchio mod Paul Weller tra i più left-oriented
musicisti di allora ( ma lo è ancora oggi), ci ha lasciato in eredità questa
frase:
You
don't have to take this crap
You don't have to sit back and relax.
You don't have to sit back and relax.
So what a fuc**!!
La
ristampa di The road of Wigan Pier
di George Orwell, l’esplosione di Billy
Bragg, l’arrivo del sentimentalismo
militante del duo Tracey Thorne e Ben Watt, I Communards e la consapevolezza di una comunità gay…l’idea
di una Londra che non seguiva solo l’onda punk
per opporsi ad una nuova Inghilterra sempre più tesa verso orizzonti
“finanziari”…un po’ tutto questo aveva creato quell’atmosfera di speranza verso
il futuro che ricordava, almeno così mi dicevano vecchi freak a Folkstone, quella degli anni sessanta. The swingin’sixties!
Io
non c’ero negli anni sessanta, ma la speranza di un futuro migliore, sotto la
grande e comune bandiera socialista mi manca!
Fuc* Commies, Fuc*Nazi! Keep on, keepn’on!