martedì 12 gennaio 2010

UN CANTORE DI TERRA E LIBERTÀ


...per meglio capire ( anche ) di cosa ci occuperemo su questo blog ecco un'articolo già comparso sulla Gazzetta dello Sport poche giorni dopo la morte di Luigi Veronelli. Recentemente anche su Rivista Anarchica [ www.anarca-bolo.ch/a-rivista ] c'è stato un interessante approfondimento...magari ci torneremo sopra in futuro. Buona lettura!
Veronelli ci aveva accolti nella sua casa, a Bergamo Alta, quando la troupe dell'Elmo di Scipio andò a intervistarlo per un programma di Rai Tre, all'inizio del 2004. Bevemmo una bottiglia di un rosso umbro [ Rosso di Montefalco? ndr ]che lui stimava molto e ci spiegò come si fa veramente un brindisi: con i bicchieri che sbattono quasi fino a rompersi.
Il tema dell'intervista era strano: il vino e la libertà. La grande casa era bella e ospitava alcune delle molte iniziative di Veronelli: un seminario continuo per produttori, le attività editoriali, le guide enogastronomiche che lo hanno reso uno dei principali ambasciatori della qualità italiana in fatto di cucina, la rubrica sul Corriere della Sera e quella sulla Gazzetta dello Sport in occasione del Giro d'Italia. Era una giornata d'inverno eccezionalmente tersa, nel giardino giocavano dei cani e l'uomo era incredibilmente giovanile, nonostante fosse afflitto da una diminuzione molto grave, e progressiva, della vista.
Ci raccontò del vino, di come si possa con il vino dialogare e di quante storie il vino possa raccontare. Ci raccontò di corso Monforte, a Milano, chiamato così perché nel Medioevo vennero trasportati lì, e bruciati sul rogo, gli eretici piemontesi di Monforte che non vollero abiurare. Quelli che tornarono a casa continuarono a fare i vignaioli, ma dolore, morte e tragedia - disse Veronelli - si possono ancora sentire in un certo punto del palato se lì la lingua schiaccia l'ultima goccia. E lo stesso, disse ancora, accade per il vino di Melissa, in Calabria, che ricorda l'uccisione di cinque braccianti. La ricerca della qualità, della storia, dei sacrifici fatti nei secoli da sconosciuti contadini ha guidato il lavoro di Luigi Veronelli. E la loro difesa: contro la commercializzazione senza criteri, per la valorizzazione delle denominazioni comunali, per l'educazione al gusto dei cittadini che non hanno conosciuto le campagne. Era un uomo di grande cultura e di buone letture, inventore, per la gastronomia, di un linguaggio nuovo, paragonabile a quello usato da Carlo Emilio Gadda in letteratura e a Gianni Brera nelle cronache dello sport. L'ultima iniziativa che lo aveva entusiasmato si era appena svolta al centro sociale Leoncavallo di Milano: Terra e libertà, una kermesse a cui avevano partecipato diecimila persone, invitate (con un bicchiere in regalo e a un prezzo veramente modico) a degustare i prodotti di decine di produttori sconosciuti. Una sommessa risposta (anche) all'attuale inondazione di cuochi televisivi.Luigi Veronelli amava da sempre i valori dell'anarchia. I suoi amici fanno sapere che ai funerali, oggi [allora ndr] mercoledì 1 dicembre, alle ore 10, al cimitero monumentale di Bergamo, «suonerà la banda degli ottoni a scoppio e saranno presenti le bandiere di uguaglianza e libertà che ha sempre amato».
(già pubblicato su La Gazzetta dello sport, 1/12/2004 di Enrico Deaglio)

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