mercoledì 21 luglio 2010

Piccola Amerika cresce!


Ci sono piccoli tesori che sfuggono all’attenzione dei grandi ricercatori poiché, appunto, piccoli! Cose insignificanti che non hanno la forza, né il valore per far cambiar le cose o contribuire affinché cambino; non rendono ricchi, né si arricchiscono con il tempo, anzi [il tempo] gli è nemico. La sabbia coprirà presto queste pepite, la notte e il giorno del deserto aggiungeranno tempo allo spessore dei giorni e i piccoli tesori rimarranno lì, fermi, immobili…a disposizione di tutti, ma troppo poco preziosi e da tutti ignorati.
Questo è il caso di Otis Gibbs e della sua musica. Americano come Bruce Springsteen e Tom Petty, forse anche più, da anni si muove come un hobos nell’entroterra americano cantando al suo paese la storia non sempre bella e onesta della sua America. Non c’è spazio per MTV o altri TV Show…la strada è lunga e l’America ancora troppo poco battuta per fermarsi a compiacersi davanti ad uno specchio per un po’ di trucco! Polvere non fard…birra non tonic water!
Otis Gibbs is a man in search of an honest experience…c’è scritto questo sul suo sito e credo sia vero. L’Ultimo album è dedicato a Joe Hill, un’emigrante svedese che arrivò in America cullando il sogno di un paese libero, per gente libera. Senza sfruttatori, né sfruttati ( una visione un po’ anarchica!), ma dovette accorgersi ben presto che il suo ingenuo idealismo sulla società americana non corrispondeva affatto alle durissime condizioni di sfruttamento cui i lavoratori immigrati erano sottoposti.
In giorni così difficili per l’America ci vuole coraggio a ricordare come i sogni non sempre diventano realtà e le speranze non mantenute generano forti disillusioni e grandi rancori.
Credo che il mio amico Barack ne sia già consapevole!
PS. Da ascoltarsi mentre si legge “Strade Blu” di Least Heat Moon William

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