venerdì 16 luglio 2010

Information Libre# Luca Morandi

Il famoso sessantotto tanto decantato dell’attuale (vecchia) intellighentia italiana ha prodotto un fenomeno importantissimo, un concetto ancora oggi in’arrivato e insostituibile, quello dell’informazione libera, libera a tutti e per tutti. Con l’arrivo delle prime fotocopiatrice, la stampa in ciclo-stile, l’off set, tutti potevano stampare un giornale e diffondere le proprio convinzioni. Più o meno quello che accade ai giorni nostri con i diversi blog. Voglio dedicare uno spazio librè a chi, secondo me of course!, contribuisce affinché ci si sveglio da un generale torpore che stà ammantando il nostro paese, almeno il nostro, più degli altri!.
Comincio con l’ospitare CyberLuke (al mondo "materiale" Luca Morandi) uno dei migliori grafici in giro per Roma ( ma anche oltre!) che, secondo me, poteva competere alla pari con i progettisti iconografici (come definisco io i "grafici") di Holliwood! Iron Man#2? Go away…

Sei titolare di uno dei blog più interessanti inerenti la digital art, il mondo dei (che brutta parola) “creativi”, dei grafici & designer, un paladino della digitalizzazione dell’immagine e – come me – un iper fruitore. Una prima domanda arriva spontanea. Da dove credi che arrivi la voglia di Carta che sta riemergendo nel nostro contesto? Da riviste belle, bellissime come Wired.it al moltiplicarsi di periodici, sempre più eleganti e sempre più a basso costo?
Forse è il famoso Canto del Cigno.
Ora che esistono concreti strumenti per fruire degnamente dei contenuti editoriali digitali e il mercato si sta finalmente muovendo (grazie anche all'iPad, ma non solo), qualcuno ha un soprassalto di sano orgoglio tradizionalista, e vuole dimostrare che le sensazioni che può trasmettere la carta stampata nessun media immaterico può e potrà mai trasmettere.
La trovo una cosa piuttosto romantica, così come credo che la carta durerà ancora per lungo, lungo tempo... ma trovando una pacifica coesistenza con la sua gemella virtuale.
L’accesso a software, spesso pirata, ha consentito a tutti, se non a molti, di praticare una sorte di augestione anarchica della propria iconografia. Forse dal punto di vista del business è un “problema”, ma per la circolazione delle idee è fantastico. E tu che ci vivi con questo lavoro? Quel’è il limite tra “professionista” e “autodidatta”? La situazione mi ricorda gli anni ’70, dai pomposi Genesis ai punk, al do it by yourself
In genere, che le tecnologie siano accessibili a tutti è una buona cosa. Il problema è – una volta di più – l'abuso che se ne fa. L'effetto collaterale più evidente per chi fa il mio mestiere è stato l'abbattimento delle tariffe alle quali è purtroppo seguito quello della qualità. Quello che sta andando perduto è la percezione di un lavoro professionale rispetto uno amatoriale, perché gli strumenti usati sono sì gli stessi, ma quello che c'è dietro in termini di preparazione è completamente diverso.
E in una corsa al ribasso selvaggio come questa, chi ha investito anni e risorse per diventare un professionista si sente defraudato.
Il mondo dei blog rilancia il facile accesso al sofware intuitivo, Tutto a tutti. Allora perché esistono i magazine online, la Apple, Microsoft…
L'analfabetizzazione informatica è ancora gigantesca (basta guardare nel nostro Paese), ed è una cosa che fa paura. È giusto che esistano piattaforme entry level accessibili a chiunque (e qui ancora, come non citare l'iPad), perché, come recitava un vecchio spot, l'informazione migliora la vita.
Attualmente, l'informatica è la porta più grande attraverso la quale procurarsela... semmai, il problema è sviluppare una coscienza critica. Oggi come ieri.
Questo blog ha nella sua ispirazione l’autogestione e autarchia creativa. Libero io, liberi tutti! Sei con me o contro di me? ( Lasciamo un po’ sentire George Bush!)
La libertà è una parola sorprendentemente a rischio di questi tempi, nonostante le apparenze e gli ottimisti ci dicano di no.
Basta guardare cosa è accaduto dopo l'11 settembre: quanta libertà abbiamo perso tutti quanti, io, tu, sacrificata sull'altare della "Sicurezza"? Francamente, credo siamo stati tutti traghettati in un'era di paranoia pura, dove a tutti viene richiesta una password anche per le cose più banali e dove tutti siamo trattati se non come colpevoli, come sospetti.
L'autarchia per funzionare dev'essere "illuminata", e, no, temo che non siamo pronti, almeno una buona parte di noi... a meno di non azzerare scale di valori e (falsi) miti e ricominciare daccapo... ma questa è utopia. :D

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