Per
lavoro mi occupi di Diritto Internazionale Umanitario ed in particolare di quei
soggetti a libertà limitata. Sono consapevole
che ai giorni nostri il concetto di libertà e limiti dell’esercizio della
libertà spesso – troppo spesso – si sovrappongono, ma cerchiamo anche qui di radicalizzare l’idea di base e di elaborare un
pensiero per arrivare ad una visione condivisa della libertà e dei suoi
[naturali] limiti.
“La vera libertà individuale non può
esistere senza sicurezza economica e indipendenza. La gente affamata e senza
lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature”. Ovviamente non è
un mio pensiero, ma del Presidente degli Stai Unita d’America Franklin
Delano Roosvelt. E credo, senza per questo essere tacciato di essere un
bocconiano o un saggio, che quest’affermazione proiettata nell’Europa di queste ore
( Grecia & Cipro docet ) generi
reazioni inquietanti. L’aver fatto convivere nella stessa frase concetti come sicurezza
economica e indipendenza con l’aspirazione alla vera libertà
individuale potrà apparire – da un punto di vista europeo – audace.
Ma non lo è.
Pensate
alle dinamiche di migrazioni globali ed in particolare nell’area del Mediterraneo.
I giovani magrebini che sono fuggiti da paesi con una forti limitazioni della
libertà individuale, dettata però più da ragioni politiche e ideologiche, si
sono trovati un un’Europa non più in grado di assicurare loro quella sicurezza
economica che naturalmente genera indipendenza e origina quei percorsi di
affermazione individuale, intrinseca
nella natura umana, che approdano alla società civile. Ho visto personalmente
il disagio delle migliaia di migranti che, trattenuti nei Centri di
Accoglienza, dopo la consapevolezza della fine del loro sogno di affermazione
in un mondo nuovo, non solo devono convivere con la sorpresa per la (loro)
sconfitta, ma anche con la realtà di un percorso che da ora in poi vedrà sempre
più la loro libertà individuale compressa e limitata. Ma non in ragioni di
leggi razziste e/o altro, ma in virtù di uno stato generale delle’economia così
disastroso ai giorni d’oggi che non lascerà loro mai alcuno spazio. Se non
quello garantito e assistito dei Centri di Accoglienza o CARA.
In
quest’aree, dove i bisogni fondamentali vengono garantiti, come il mangiare, le
coperte - un tetto e una minestra -,
il sogno di libertà si scolorisce sempre più, sino a diventare un opaca
immagine di ciò che, dall’altra parte del mare, era stato condiviso con i
propri affetti e con la propria famiglia.
Non ho
ricette per impedire questi flussi massivi di migranti che mal si inseriscono
nella nostra vita quotidiana e che spesso, con sempre più frequenza, generano
quei conflitti sociali tra il chi arriva
e il chi c’è già nello spartirsi il
sempre più misero osso ( Welfare) a disposizione, però – e il pensiero mi
ritorna all’affermazione di Roosvelt – non è che la gente
affamata e senza lavoro, la pasta di cui
sono fatte le dittature, sia già presente da noi?
Tra i
pochi che si stanno sempre più arricchendo e i molti che giorno dopo giorno
devono alimentare la fame di ricchezza dei pochi, c’è ancora [ nel nostro paese
] un minimo di middle class che ha il
dovere di impegnarsi sia per coloro che vivono, loro malgrado in condizione di
libertà limitata – anche senza sbarre -, ma anche di preoccuparsi – e
condividere questa preoccupazione con le Istituzioni -per l’aumento incredibile
di gente sempre più affamata che adesso cerca pane, poi passerà ai forconi e
alla fine al nuovo Salvatore. Ora sono loro,
ma in futuro potrebbero essere le nostre famiglie e noi stessi.
La
nostra libertà
individuale e giorno dopo giorno minacciata non dai migranti, ma
dalle condizioni economiche misere ed inadeguate che la società civile offre in
primis a noi che già siamo qua e poi
a loro che arrivano in paesi pronti solo ad usarli come carne da macello ideologica e politica.
C’è
spazio per una nuova primavera libertaria, individualista e compassionevole e
responsabile…pero non BeppeGrillo caz**!
Non siamo ancora così miseri…
Keep on, keepin’on!
...ti aspettiamo in "campo"!
RispondiEliminaAndrea Hack