giovedì 4 aprile 2013

Per una nuova libertà…ritrovata, ma limitata.

Per lavoro mi occupi di Diritto Internazionale Umanitario ed in particolare di quei soggetti a libertà limitata. Sono consapevole che ai giorni nostri il concetto di libertà e limiti dell’esercizio della libertà spesso – troppo spesso – si sovrappongono, ma cerchiamo anche qui di radicalizzare l’idea di base e di elaborare un pensiero per arrivare ad una visione condivisa della libertà e dei suoi [naturali] limiti.
La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica e indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature”. Ovviamente non è un mio pensiero, ma del Presidente degli Stai Unita d’America Franklin Delano Roosvelt. E credo, senza per questo essere tacciato di essere un bocconiano o un saggio, che quest’affermazione proiettata nell’Europa di queste ore ( Grecia & Cipro docet ) generi reazioni inquietanti. L’aver fatto convivere nella stessa frase concetti come sicurezza economica e indipendenza con l’aspirazione alla vera libertà individuale potrà apparire – da un punto di vista europeo – audace. Ma non lo è.
Pensate alle dinamiche di migrazioni globali ed in particolare nell’area del Mediterraneo. I giovani magrebini che sono fuggiti da paesi con una forti limitazioni della libertà individuale, dettata però più da ragioni politiche e ideologiche, si sono trovati un un’Europa non più in grado di assicurare loro quella sicurezza economica che naturalmente genera indipendenza e origina quei percorsi di affermazione individuale,  intrinseca nella natura umana, che approdano alla società civile. Ho visto personalmente il disagio delle migliaia di migranti che, trattenuti nei Centri di Accoglienza, dopo la consapevolezza della fine del loro sogno di affermazione in un mondo nuovo, non solo devono convivere con la sorpresa per la (loro) sconfitta, ma anche con la realtà di un percorso che da ora in poi vedrà sempre più la loro libertà individuale compressa e limitata. Ma non in ragioni di leggi razziste e/o altro, ma in virtù di uno stato generale delle’economia così disastroso ai giorni d’oggi che non lascerà loro mai alcuno spazio. Se non quello garantito e assistito dei Centri di Accoglienza o CARA.
In quest’aree, dove i bisogni fondamentali vengono garantiti, come il mangiare, le coperte - un tetto e una minestra -, il sogno di libertà si scolorisce sempre più, sino a diventare un opaca immagine di ciò che, dall’altra parte del mare, era stato condiviso con i propri affetti e con la propria famiglia.
Non ho ricette per impedire questi flussi massivi di migranti che mal si inseriscono nella nostra vita quotidiana e che spesso, con sempre più frequenza, generano quei conflitti sociali tra il chi arriva e il chi c’è già nello spartirsi il sempre più misero osso ( Welfare) a disposizione, però – e il pensiero mi ritorna all’affermazione di Roosvelt – non è che  la gente affamata e senza lavoro,  la pasta di cui sono fatte le dittature, sia già presente da noi?
Tra i pochi che si stanno sempre più arricchendo e i molti che giorno dopo giorno devono alimentare la fame di ricchezza dei pochi, c’è ancora [ nel nostro paese ] un minimo di middle class che ha il dovere di impegnarsi sia per coloro che vivono, loro malgrado in condizione di libertà limitata – anche senza sbarre -, ma anche di preoccuparsi – e condividere questa preoccupazione con le Istituzioni -per l’aumento incredibile di gente sempre più affamata che adesso cerca pane, poi passerà ai forconi e alla fine al nuovo Salvatore. Ora sono loro, ma in futuro potrebbero essere le nostre famiglie e noi stessi.
La nostra libertà individuale e giorno dopo giorno minacciata non dai migranti, ma dalle condizioni economiche misere ed inadeguate che la società civile offre in primis a noi che già siamo qua e poi a loro che arrivano in paesi pronti solo ad usarli come carne da macello ideologica e politica.
C’è spazio per una nuova primavera libertaria, individualista e compassionevole e responsabile…pero non BeppeGrillo caz**! Non siamo ancora così miseri…
Keep on, keepin’on!

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