In qualche precedente post ho fatto riferimento ad alcuni character dei fumetti, specialmente quelli americani, che, nonostante siano un po’ datati, trovano la forza nella natura stessa del personaggio per essere sempre attuali. Le recenti ri-edizioni del Soldato Fantasma, sono lontane anni luce dalle vecchie storie di Joe Kubert, però – e questo nonostante una nuova linea grafica di Alberto Ponticelli – l’attualità della guerra, anche se evoluta in conflitti, peace keeping operation o Humanitarian bombing, è il terreno nel quale il personaggio rivive e la violenza degli uomini ( da sempre elemento “vitale” delle guerre ) è la linfa dalla quale Unkown Soldiers si rigenera. Eterno, come eterna è la violenza tra gli uomini. Lo stesso discorso vale per Capitan America. Lo spirito di Zio Sam esisterà sempre e la “casa sulla collina” che rasserena il mondo occidentale sarà sempre "sentinellata" da una nuova versione di Capitan America.
Adesso è la volta di un altro personaggio sixties orientated come Capitan Victory. Il Capitano è un super eroe “spaziale” che fa dell’universalità del Cosmo la casa di “tutti”. Già negli anni sessanta, con lo slogan “we are alien too” si impose più nel mondo dei lettori Freaks di di San Francisco, che non di piccoli lettori medio-borghesi di un America da rasserare. Negli anni sessanta i temi dell'integrazione, contro ogni forma di segregeazione, erano già attuali.Oggi riviene riprodotto dai tipi della Dynamite Entertainment e le copertine di Alex Ross degne di competere con quelle del mentore ( di tutti) Jack Kirby.
Mi piace il modo come viene presentata l’opera: Jack Kirby's epic space opera continues!
Ed è nella visione cosmica che anche questo character si consegna all’imortalità: Ci sarà sempre voglia di infinito in una società, come la nostra del nord del mondo, sempre più affamata di realtà e sempre meno attratta dallo spazio onirico dei sogni…o del cosmo.
Long life to the King!
Adesso è la volta di un altro personaggio sixties orientated come Capitan Victory. Il Capitano è un super eroe “spaziale” che fa dell’universalità del Cosmo la casa di “tutti”. Già negli anni sessanta, con lo slogan “we are alien too” si impose più nel mondo dei lettori Freaks di di San Francisco, che non di piccoli lettori medio-borghesi di un America da rasserare. Negli anni sessanta i temi dell'integrazione, contro ogni forma di segregeazione, erano già attuali.Oggi riviene riprodotto dai tipi della Dynamite Entertainment e le copertine di Alex Ross degne di competere con quelle del mentore ( di tutti) Jack Kirby.
Mi piace il modo come viene presentata l’opera: Jack Kirby's epic space opera continues!
Ed è nella visione cosmica che anche questo character si consegna all’imortalità: Ci sarà sempre voglia di infinito in una società, come la nostra del nord del mondo, sempre più affamata di realtà e sempre meno attratta dallo spazio onirico dei sogni…o del cosmo.
Long life to the King!
CyberLuke quand'è che mettiamo mano a "Gregory Hunter"?
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