Il 3 maggio 2010 è stata la giornata internazionale della libertà di stampa, un occasione unica per riaffermare quei valori e principi di informazione e libertà di espressione che sono alla base di ogni civiltà moderna e “modernizzata”. Il diritto di informare e il diritto di accesso all’informazione, senza i quali non esisterebbe appunto alcuna democrazia, sono sempre più spesso considerati “minacciati”, “sotto assedio”, “vilipesi & umiliati”. Ma sarà vero? Navigando in rete mi imbatto nel sito di Reporters sans frontiéres e leggo cose "interessanti", ecco un passaggio: “Stesso degrado della situazione riscontrato in Italia (49°) e in Bulgaria. In Italia – Paese con il punteggio peggiore tra i sei fondatori dell’UE – gli attacchi della criminalità organizzata che prende sistematicamente di mira i giornalisti, le pressioni del Cavaliere sui mezzi di comunicazione, il DDL sulle intercettazioni spiegano la nuova posizione del Paese nella classifica RSF”.
Insomma noi saremmo “meno” democratici degli USA o della Danimarca, Finlandia o Irlanda. Eppure in nessuno di questi paese il contributo economico all’editoria è così concreto e pingue [ http://www.odg.it/content/italia-quinta-in-europa-per-numero-quotidiani ]. In Irlanda poi, paese che in questo momento si trova in forti difficoltà economiche tanto da essere considerato a rischio, il numero delle testate giornalistiche di qualità si riduce a quattro o cinque, i canali televisivi non più di dieci e il supporto in cash all’editoria quasi del tutto inesistente. Danimarca e Finlandia non possono fare testo. Noi, però, scendiamo di classifica non per l’abuso di alcuni giornalisti della costante violazione della privacy e dell’indipendenza concettuale ( pensate a tutti i giornalisti di Rai3, non sono secondo voi politicamente orientati come i giornalisti del TG4? ), ma dalle “pressioni del Cavaliere ( definizione che di per se identifica un ideologia, un idea pre-concettuale dell’attuale dirigenza politica del nostro paese ) sui mezzi di comunicazione”. "Cavaliere" che finanzia in cash con il suo Governo anche giornali oppositori. Incredibile! Siamo "meno" democratici...boh?
Un’analisi così sciatta fa fortemente dubitare di queste forme di Associazioni, finte paladine della difesa dei diritti civili fondamentali e ispirate da ideologie fariseistiche che offendono chi veramente è morto – o da anni è segregato nelle più austere e crudeli prigioni del mondo - per difendere il diritto fondamentale all’informazione, che non può né deve essere soggetta ideologie di parte. Se no anche RSF diventa uno strumento di regime e non un osservatorio di libertà.
Cosa che mi sembra non sia proprio.
Insomma noi saremmo “meno” democratici degli USA o della Danimarca, Finlandia o Irlanda. Eppure in nessuno di questi paese il contributo economico all’editoria è così concreto e pingue [ http://www.odg.it/content/italia-quinta-in-europa-per-numero-quotidiani ]. In Irlanda poi, paese che in questo momento si trova in forti difficoltà economiche tanto da essere considerato a rischio, il numero delle testate giornalistiche di qualità si riduce a quattro o cinque, i canali televisivi non più di dieci e il supporto in cash all’editoria quasi del tutto inesistente. Danimarca e Finlandia non possono fare testo. Noi, però, scendiamo di classifica non per l’abuso di alcuni giornalisti della costante violazione della privacy e dell’indipendenza concettuale ( pensate a tutti i giornalisti di Rai3, non sono secondo voi politicamente orientati come i giornalisti del TG4? ), ma dalle “pressioni del Cavaliere ( definizione che di per se identifica un ideologia, un idea pre-concettuale dell’attuale dirigenza politica del nostro paese ) sui mezzi di comunicazione”. "Cavaliere" che finanzia in cash con il suo Governo anche giornali oppositori. Incredibile! Siamo "meno" democratici...boh?
Un’analisi così sciatta fa fortemente dubitare di queste forme di Associazioni, finte paladine della difesa dei diritti civili fondamentali e ispirate da ideologie fariseistiche che offendono chi veramente è morto – o da anni è segregato nelle più austere e crudeli prigioni del mondo - per difendere il diritto fondamentale all’informazione, che non può né deve essere soggetta ideologie di parte. Se no anche RSF diventa uno strumento di regime e non un osservatorio di libertà.
Cosa che mi sembra non sia proprio.
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