Nel 1997 Hakim Bey, autore del discusso “T.A.Z. Zone temporaneamente autonome”, presenta al pubblico italiano una raccolta di quattro saggi inclusiva di una lunga e significativa intervista ad opera di David Endler, Jack Hauser e Christan Loidl. Scegliendo l'impegnativo titolo complessivo di “Millennium” e situando il proprio discorso teorico nello scenario “oggettivamente pre-rivoluzionario” del mondo contemporaneo, il pensatore libertario statunitense, attraverso la pratica sovversiva di una scrittura visionaria e disorientante, conduce il lettore alla ri-scoperta del concetto di rivoluzione: riconfigura così il proprio immaginario politico, storicamente incentratosi sulla figura dell'insurrezione, ossia su di una dinamica di resistenza al capitalismo radicata nelle contingenze situazionali e priva dello sguardo globale (cui si correla il rischio implicito di gerarchizzare i vari livelli dell'azione e della militanza) proprio della dinamica rivoluzionaria. Quest'ultima, nella rilettura di Hakim Bey, appare un percorso di riemersione della differenza (con particolare riferimento a quella localistica, da riaffermarsi in una logica secessionista) nell'ambito del mondo pan-capitalista, generatore di un inesorabile processo globale di unificazione dell'esistente nell' Impero dell'Immagine, il non-luogo virtuale nel quale si compie l'abolizione dell'im-mediatezza e del desiderio, attraverso la sostituzione di quest'ultimo con la sua alienata immagine. Hakim Bey invoca il ristabilimento neo-pagano dell'incoercibile regno della Natura Selvaggia, annientata dallo sguardo biofobico e mediatore del pancapitalismo spettacolare, configurando la creazione di differenze che trovino la propria condizione ontologica nella non-rappresentabilità, in un quadro politico che vede la neutralità abolita. La decadenza del mondo bi-polare degli anni Ottanta a favore del monopolarismo capitalista rende, infatti, impossibile la terzietà di una posizione che pratichi un'equidistanza tra i due sistemi valoriali in gioco: tale era stata la posizione anarchica rispetto a capitalismo e comunismo, in particolare nella versione spiccatamente anti-ideologica che Hakim Bey ne aveva dato in “Zone temporaneamente autonome”. Non ci resta quindi che intraprendere il percorso della doppia Jihad: la lotta maggiore contro il potere interiore e quella minore contro il potere esteriore, nel rilancio di un progetto che trovi la sua realizzazione territoriale nella riproposizione del federalismo anarchico contro il paradiso delle immagini, l'al di là dello schermo, regno apparentemente ineludibile quanto radicalmente trascendibile dell'assenza e dell'alienazione pan-capitalista.
Ciao Andrea, sono Stefano, dell'associazione partito pirata. Il prossimo mese a Roma abbiamo organizzato un convegno a 20 anni dalla pubblicazione, in America, del libro di Hakim Bey, "T.A.Z.". Se ti va di darci una mano all'organizzazione dell'iniziativa e soprattutto se ti va di essere sul palco a discuterne (Raf Valvola ci ha già dato la sua adesione, pensavamo anche ad alcuni esponenti della "Pantera") contattami: stefano.bocconetti@me.com
RispondiEliminaL'iniziativa è sicuramente interessante e c'è bisogno di una "visione" a-la Bey nel futuro della nostra società...vedremo, il lavoro purtroppo mi tiene spesso fuori dall'Italia...ma ti contatterò di certo!
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