giovedì 30 maggio 2013

Un [sfortunato] Lupo di Montefalco.

Il 22 luglio 2004 Luciano Liboni, un piccolo criminale di provincia, [ Montefalco NdB] sceglie di diventare un anti-eroe uccidendo inutilmente un carabiniere nelle Marche. 9 giorni dopo viene ucciso da un altro carabiniere a Roma. Tra queste due date si sviluppa la costruzione sociale e mediatica di Liboni come folk hero negativo. L’autore la indaga utilizzando il percorso, le fasi e i topoi della invenzione dell’eroe mitico sulla base del modello proposto da Joseph Campbell. In questo caso l’eroe – chiamato il Lupo nei media e nel discorso sociale – si configura come mostro sul confine tra natura e cultura, belva anomica che oppone il zoon al politikon, contenitore in cui il sociale colloca ciô che rimuove e nega dentro di sé.
…bho? Questo l’incipit su Liboni nel numero 1/12 della Rivista Il Corpo. Mi sembra un percorso un po’ complesso e difficile da comprendere; sia per coloro che del Liboni ne hanno sottolineato la su natura criminale, sia per l’altra parte che – in qualche modo – ha voluto vedere nella sua fuga una sorta di liberazione comune da istituzioni oppressive e opprimenti. Run for freedom.
Certo è difficile prendere una posizione senza in qualche modo banalizzare quella opposta. E’ innegabile che il Liboni abbia ammazzato. Tolto la vita. Questo è di per se quell’elemento che lo rende inevitabilmente criminale. E con la sua morte violenta in un  luglio romano non v’è dubbio che abbia ampiamente pagato. La sua colpa mondata - con il massimo della pena, la sua morte.
Dall’altra parte però bisognerà cercare di capire com’è che un personaggio così “improbabile” , violento [post-mortem] criminale abbia eccitato così tanta voglia di libertà da parte anche di quella società civile, soprattutto nei suoi giovani, che era all’antitesi del modello Liboni.
Ancora oggi, quando dico in giro che parte della mia famiglia à di Montefalco, tutti mi citano il famoso Rosso di Montefalco, il Sagrantino e mi parlano di quel criminale che ammazzava tutti. Un po’ generico come riferimento, ma il Liboni, il suo mito, la sua storia, si stanno consegnando al futuro in questa cupa aura di criminale. Che di fatto lo è stato, ma non solo.
Non nascondo di averlo conosciuto, frequentato e - a volte – con lui anche “discusso” e non mi sembra corretto condividere il mio intimo sentimento, anche di simpatia, non solo di rimprovero, per questo sfortunato cittadino di Montefalco, tuttavia sono contento di sapere che un piccolo, ma agguerrito editore si sta impegnando per ri-scrivere il destino del Lupo, con una luce nuova. Il tempo ha sedimentato molto odio e rancore, ora è tempo che del Lupo si conosca il suo branco, i suoi cuccioli e quella lupa difesa e invocata sino alle ultime ore dalla sua morte.
Se vi capita cercate, anche on-line, questo titolo: Luciano Liboni: L’ultimo bandito di Cristiano Armati, Edizioni Red Star Press.

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