giovedì 2 maggio 2013

Un deserto infinito ed eterno, per dei tartari che non arriveranno mai. Scusali soldato Lazàre

Una lunga e dovuta pausa tra le convulse ricorrenze del 25 aprile, ed il rituale eccitamento per il primo maggio dei lavoratori, la nascita di un nuovo Governo italiano e l’elezione del mio Presidente della Repubblica è arrivata veramente come una piacevole sorpresa. C’era talmente tanta carne sul fuoco che francamente l’essermi dedicato ai lavori di (sana) muratura del mio piccolo loft di Montefalco è stato terapeutico e gratificante. Giorni bucolici e agresti, fatti di polvere e vino rosso, ma anche di riscoperte vecchie letture ( vecchie in quanto ad edizioni, non certo come contenuti ) come il Deserto dei Tartari di Dino Buzzati.
Il tempo intanto correva, il suo battito silenzioso scandisce sempre più precipitoso la vita, non ci si può fermare neanche un attimo, neppure per un’occhiata indietro. ‘Ferma, ferma!’ si vorrebbe gridare, ma si capisce che è inutile. Tutto quanto fugge via, gli uomini, le stagioni, le nubi; e non serve aggrapparsi alle pietre, resistere in cima a qualche scoglio, le dita stanche si aprono, le braccia si afflosciano inerti, si è trascinati ancora nel fiume, che pare lento ma non si ferma mai.”
Alcuni passaggi del romanzo di Buzzati, ma l’intera idea di un immobilismo speculare ad un attesa – sempre più vana, auspicata, ma mai certa – che giustifichi un formalismo austero e rigido. Un’applicarsi delle regole, fine a se stesse, che porteranno anche all’uccisione di un commilitone, poiché baluardo innanzi ad un imminente pericolo proveniente dal deserto, mi ricordano un po’ la staticità del mio paese.
Negli ultimi anni le parole emergenza democratica, pericolo per le Istituzioni, riforme sempre più improcrastinabili, sono state il sale di lunghe ed estenuanti discussioni che non hanno portato a nulla. Ed in questo nulla, formale sicuramente, il Soldato Lazàre troverà non una ma cento, mille nuove morti.
Non serve aggrapparsi alle pietre, meno che mai ai formalismi di istituzioni ingiuste e sempre meno rappresentative, se non di se stesse. Autoreferenziali. Ma, alla luce dei risultati, useless for sure!
“Il tempo è fuggito tanto velocemente che l’animo non è riuscito ad invecchiare. E per quanto l’orgasmo oscuro delle ore che passano si faccia ogni giorno più grande, Drogo si ostina nella illusione che l’importante sia ancora da incominciare.”
Bravo Dogo, scusali Lazàre.

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