Il 22
luglio 2004 Luciano Liboni, un piccolo criminale di provincia, [
Montefalco NdB] sceglie di diventare un anti-eroe uccidendo inutilmente un
carabiniere nelle Marche. 9 giorni dopo viene ucciso da un altro carabiniere a
Roma. Tra queste due date si sviluppa la costruzione sociale e mediatica di
Liboni come folk hero
negativo. L’autore la
indaga utilizzando il percorso, le fasi e i topoi
della invenzione dell’eroe mitico sulla base del modello proposto da
Joseph Campbell. In questo caso
l’eroe – chiamato il Lupo nei media e nel discorso sociale – si configura come
mostro sul confine tra natura e cultura, belva anomica che oppone il zoon al politikon, contenitore in cui il sociale colloca ciô
che rimuove e nega dentro di sé.
…bho? Questo l’incipit su Liboni nel numero 1/12 della Rivista Il Corpo.
Mi sembra un percorso un po’ complesso e difficile da comprendere; sia per coloro
che del Liboni ne hanno sottolineato la su natura criminale, sia per l’altra
parte che – in qualche modo – ha voluto vedere nella sua fuga una sorta di liberazione
comune da istituzioni oppressive e opprimenti. Run for freedom.
Certo è
difficile prendere una posizione senza in qualche modo banalizzare quella
opposta. E’ innegabile che il Liboni abbia ammazzato. Tolto la vita. Questo è di per se quell’elemento che lo rende
inevitabilmente criminale. E con la sua morte violenta in un luglio romano non v’è dubbio che abbia
ampiamente pagato. La sua colpa mondata - con il massimo della pena, la sua
morte.
Dall’altra
parte però bisognerà cercare di capire com’è che un personaggio così “improbabile”
, violento [post-mortem] criminale abbia eccitato così tanta voglia di libertà
da parte anche di quella società civile, soprattutto nei suoi giovani, che era all’antitesi del modello
Liboni.
Ancora
oggi, quando dico in giro che parte della mia famiglia à di Montefalco, tutti
mi citano il famoso Rosso di Montefalco,
il Sagrantino e mi parlano di quel criminale che ammazzava tutti. Un po’
generico come riferimento, ma il Liboni, il suo mito, la sua storia, si stanno
consegnando al futuro in questa cupa aura di criminale. Che di fatto lo è
stato, ma non solo.
Non
nascondo di averlo conosciuto, frequentato e - a volte – con lui anche “discusso”
e non mi sembra corretto condividere il mio intimo sentimento, anche di
simpatia, non solo di rimprovero, per questo sfortunato cittadino di
Montefalco, tuttavia sono contento di sapere che un piccolo, ma agguerrito
editore si sta impegnando per ri-scrivere il destino del Lupo, con una luce
nuova. Il tempo ha sedimentato molto odio e rancore, ora è tempo che del Lupo
si conosca il suo branco, i suoi cuccioli e quella lupa difesa e invocata sino
alle ultime ore dalla sua morte.
Se vi
capita cercate, anche on-line, questo
titolo: Luciano
Liboni: L’ultimo bandito di Cristiano
Armati, Edizioni Red Star Press.