In questa estate stà succedendo di tutto. Sopratutto, stà succdendo qualcosa...di serio. Il sistema, così come lo conosciamo noi è in costante, anche ancora leggero, cambiamento. Nel '77 cantavamo a squarciagola London's burning...e solo pochi giorni fà il network mondiale ci rimandava ad una londra in fiamme...sarà così anche in Spagna ( tra non molto ) ed - ma in tempi più lunghi - anche in Italia. La Francia ha già dato, e l'intero mediterraneo è in fiamme...come dicono i fratelli anarchici, tutto deve essere distrutto per ricominciare.
Beh, non sono d'accordo, ma resto un romantico anarchico, punk orientated e liberal-minded...
Beh, non sono d'accordo, ma resto un romantico anarchico, punk orientated e liberal-minded...
...so what?
[ da Rivista Anarchica #364, per approfondire (**)]
La specie umana appare sempre più priva di sentimenti di solidarietà fra i suoi componenti, come pure di compassione e comprensione per gli altri esseri viventi. È un’umanità che sembra disumanizzarsi progressivamente. Noi, che abbiamo compassione di noi stessi per questa abissale decadenza, sentiamo l’impellente necessità di riappropriarci di un profondo spirito umanitario, per reimpostare una nuova qualità dello stare insieme, per essere parte del mondo nel mondo e per tendere ad essere parte integrata ed elemento dinamico di interventi creativi nei contesti in cui operiamo.
C’è bisogno di una nuova collocazione dell’uomo nel pianeta e nell’universo, una vera e propria radicale ri/collocazione culturale, per diventare consapevoli di essere parte dello status dinamico della terra che ci ospita. È l’affermazione del bisogno di un nuovo umanesimo, antitetico all’umanesimo tradizionale che, completamente immerso in una visione antropocentrica, colloca l’uomo al centro di tutto.
È sempre più impellente il bisogno di un’umanità finalmente aperta e disponibile all’incontro col mondo, al contrario di come ha sempre fatto e continua a fare incitata da un’antropologia il cui fondamento culturale è sempre stato l’appropriazione dell’altro da sé, per dominarlo e sottometterlo ai propri bisogni e alla propria volontà. L’antropocentrismo ancora trionfante è un paradigma ormai usurato e vecchio, che ci si sta riversando addosso perché non funziona più. Se, in piena coerenza coi bisogni e le finalità da perseguire, si sapesse accogliere la nuova consapevolezza, indispensabile per un cambiamento necessario, non potrebbe che avere caratteristiche che collimano coi valori e le proposte fondanti dell’anarchismo.
C’è bisogno di una nuova collocazione dell’uomo nel pianeta e nell’universo, una vera e propria radicale ri/collocazione culturale, per diventare consapevoli di essere parte dello status dinamico della terra che ci ospita. È l’affermazione del bisogno di un nuovo umanesimo, antitetico all’umanesimo tradizionale che, completamente immerso in una visione antropocentrica, colloca l’uomo al centro di tutto.
È sempre più impellente il bisogno di un’umanità finalmente aperta e disponibile all’incontro col mondo, al contrario di come ha sempre fatto e continua a fare incitata da un’antropologia il cui fondamento culturale è sempre stato l’appropriazione dell’altro da sé, per dominarlo e sottometterlo ai propri bisogni e alla propria volontà. L’antropocentrismo ancora trionfante è un paradigma ormai usurato e vecchio, che ci si sta riversando addosso perché non funziona più. Se, in piena coerenza coi bisogni e le finalità da perseguire, si sapesse accogliere la nuova consapevolezza, indispensabile per un cambiamento necessario, non potrebbe che avere caratteristiche che collimano coi valori e le proposte fondanti dell’anarchismo.
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