lunedì 25 luglio 2011

Un pò anarchico, ma così poco artista!



Navigando un po’ nella rete usando come parole chiave “anarchia”, “arte”, “creatività” , ed anche in inglese, of course, mi sono imbattuto in una miriade di siti che benché non proprio anarchici, trovano nella qualità dell’idea la fonte d’ispirazione per il loro attivismo concreto ( libri, CD, pamphlet, poster a tant’altro). E tra questi uno in particolare mi ha incuriosito [ eccolo qui!]
L'anarchismo è fondato sul rispetto per la natura individuale. L'anarchismo è la linfa vitale della quale si nutre fisicamente l'individuo, ma anche politicamente, spiritualmente, mentalmente, e ne trova giovamento anche una sorta di creatività disincantata; ovvero non schiava del successo, ma vogliosa dell’eccesso. L'unico modo per l'anarchico di [ri]scoprire la sua identità è quello di sperimentare e di distinguere il suo proprio IO individualista all'interno del resto della società. E l’attrazione è la libertà finale, l’affrancarsi da ogni forma di condizionamento artistico/creativo basato su una qualsiasi forma di “consenso”. Sia di critica, che commerciale, che – non ultimo, e anzi molto pericoloso – quello degli intellettuali ruffiani e opportunistici, il consenso è l’elemento di verifica dal quale fuggire, e – di contro – esaltarsi nel disprezzo, nella derisione, nella non-comprensione, che non può non generare disprezzo, che l’anarchico si gratifica nel lavoro.
Certo, mentre mi è facile identificare nei giorni nostri soggetti liberi, dai CRASS alla nostrana Stella*nera, passando per le AK edizioni e le centinaia di blog attivisti presenti nella rete, più complesso è girarsi verso il passato e scansionare i comportanti di quegli artisti che in qualche modo si sono identificati, o forse più semplicemente riconosciuti, come anarchici
Come detto prima la rete ci fa un po’ giocare e vi lascio con questo link [ _ ] , anche se mi diverte pensare che il mio primo post fù dedicato ad un altro anarchico doc, come il vino.
In un mio lontano (nel tempo) viaggio in Inghilterra, erano gli anni ‘ottanta, mi imbattei in uno dei rari [allora] anarchic centre ed incontrai vecchi freack che avevano cambiato pelle, si erano anarchicizzati, domandai allora come fosse compatibile un’evoluzione così radicale. Cioè dell’attivismo degli anni ‘sessanta, al nichilismo proto-anarco-punk di quegli anni. E la risposta, forse involontaria, è ancora illuminante…mi disse be anarchic means don’t waste your time looking behind you, just keep going forward!
…più o meno…sempre avanti! Non so se il Buddah dimorò nei capelli pieni di forfora di quel freack, ma il messaggio mi apparve illuminante…e, hai visto mai, funzionasse ancora?

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