martedì 6 settembre 2011

Tre Kennedy e un Pettini, what else we may need?



Questi sono giorni di particolare tensione un po’ ovunque nel mondo. L’area del mediterraneo insegue improbabili libertà e non riesce a scovare uno-dei-tanti dittatori in fuga nel deserto. Quando ci esaltiamo perché riusciamo a scovare il “cattivo” in un bunker di Berlino, piuttosto che nascosto in una buca vicino Bagdad; oppure in pieno relax tra video porno e mistiche preghiere nel cuore del medio oriente, non ci domandiamo com’è possibile che non hanno nome gli “speculatori” che attentano al nostro quotidiano, così come lo conosciamo.
C’è qualcosa che non quadra! Poi quando vedo che a raccomandarci più austerità sono gli stessi individui che in Europa ci spingevano a crescere (attraverso i consumi!)…beh! C’è davvero qualcosa che non va!
Tutto il mondo produttivo conosce il sistema “di-produzione” del mondo cinesizzato; ovvero un mondo che ha sempre privilegiato l’economia del fatturato rispetto agli standard minimi di garanzia del lavoratore. Magnati e grandi-e-illuminati industriali italiani si stupiscono ora di questa crisi dei mercati e del fatto che il drago cinese abbia comprato molto del nostro del debito pubblico!
E’ un po’ come preoccuparsi della crescita del leone domestico e del fatto che ora abbia fame e “attenta” ai nostri figli, dopo averlo cresciuto a pane e bistecche!
Ma non è questo l’aspetto più sconfortante, ma piuttosto – e ancora una volta! – c’è qualcuno che si propone come risolutore del problema. Dei Montezemolo e Profumo credo sia stato scritto abbastanza. Dell’inerzia della nostra classe politica non c’è bisogno di scrivere nulla. Così come degli istituti di garanzia che la società civile ci fornisce: la stampa (prezzolata) i sindacati (politicizzati), l’associazionismo ( fine a se stesso!)…che dire di certi intellettuali “liberi”…bah! No more Guzzanti please!
…però, già c’è un però!
Dobbiamo ricominciare ad affidarci alle nostre convinzioni, alla capacità che da sempre la società civile sa manifestare. Cosa intendo? Semplice. Anche se non amo Beppe Grillo, dobbiamo ripartire dalle 350.000 firme raccolte dal Grillo. In qualche modo qualcuno è stato capace – ancora una volta – di raccogliere l’impegno di ognuno di noi e “strutturato”! Ora la forze della contro-parte è che anche essa è strutturata e ha nella sua genia la capacità di contrapporsi. Infatti il Movimento “5 stelle” diventa partito e si perde nel mare delle percentuali. Però…come detto, c’è un però, le trecentocinquantamila firme sono lì. Noi siamo li e se solo riuscissimo a trovare un leader verso il quale guardare, ancora una volta, potremmo ritornare a essere anche più numerosi.
Destrutturarsi è la parola chiave: di fronte ad una società globale che ha costruito una propria identità su termini come network, globale, mercato comune, moneta unica, la capacità di ritornare individui, di relazionarci con il nostro prossimo più immediato, con una realtà territoriale circoscritta ad un chilometro è – secondo me la strada maestra -, come si diceva negli anni settanta think globally, act locally!
…mi sembra un discorso di chi stà per scendere in campo!
Cordero! Profumo!...e tutti voi! 'mo so caz**!!

2 commenti:

  1. ...io ti voto! Caz**!
    Marina

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  2. destrutturarsi.... molto interessante!!! è una parola grande, implica una libertà tale che ti permetta di vivere con tutto e con niente, e, allo stesso tempo con tutti e con nessuno... libertà, ovviamte, nel rispetto della libertà... il sentirsi veramente liberi di espimere le proprie opinioni senza temere, vuoi per superbia, vuoi per orgoglio, vuoi per affetto, ecc..., la reazione degli altri... è fantastica la parola destrurazione!!! ma non sono molti a riuscire in tale intento. ha un costo molto alto, ma ti permette di scoprire veramente chi sei e chi ti è accanto... sono con te.

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