lunedì 23 agosto 2010

Speak Out#1



Si torna a casa dalle vacanze e si riprendono le “vecchie” abitudini…solo che adesso siamo un po’ più rilassati. Almeno così sembrerebbe…comunque è "convenzionalmente" così e punto! L’occasione di una ristrutturazione della mia casa in campagna [ hey! Non a Montecarlo, ma a Montefalco!...nun ce provate! ] è stata l’occasione per rimettere in ordine vecchi scatoloni dal contenuto ( dopo anni ) a me ora sconosciuto. Una volta aperti, la sorpresa: riviste e libri degli anni ’90! Wowowow…FlipSide, MaximumRocknRoll…vecchi numeri de La Voce di Montanelli e i primi numeri originale di Wired americano…insomma, una piccola fortuna! Però, tra i tanti pamphlet stipati nei cartoni, uno in particolare mi ha colpito più degli altri: “50 ways to fight censorship” di Dave Marsh.
Cos’ha di speciale questo libro? Beh…intanto è del 1990! NON c’era internet ed era possibile ottenerlo solo via posta in Europa, NON c’era una casella di posta elettronica, NON esisteva l’edizione in PDF, né Amazon attraverso il quale ordinarlo. Insomma, negli anni novanta il “rischio” censura era veramente alto e realistico. La necessità di mobilitarsi concreta ed i rischi di un “silenzio istituzionalizzato” forte. Fatto stà che molti di noi si mobilitartono per davvero, in concreto e non per un piagnisteo un po’ snob come accade ora. Alcuni di noi, giovani punks, si procurarono libri, dischi e FanZine e cominciarono a tradurre e diffondere tutto ciò che - con lungimiranza - la società off americana ci suggeriva come "pericoloso".
Vi rammento ancora che non c'era internet e chi di voi si ricorda le BBS?
Alcuni dei mie amici/lettori del blog mi criticano perché mi “accanisco” contro i Santoro, i Travaglio, i Guzzanti-3-Guzzanti e non contro lo stato "censore". La mia risposta è sempre la stessa: perché - dobbiamo essere onesti - non è possibile assolutamente esercitare nessuna censura in quei paesi dove l’accesso ad internet è libero. Adesso on-line puoi trovare cose che negli anni ’90 era semplicemente impossibile esserne solamente a conoscenza della loro esistenza. Adesso chi parla di censura nel nostro paese lo fa solo come forma di vittimismo per “capitalizzare” poi i propri scritti, i propri passaggi televisivi…per diventare “personaggio”e "vittima"...e - cosa peggiore - professarsi attivista dei Diritti Civili! Go away nerds!
Sarò sempre dalla parte di chi, nel nome della vera libertà d’espressione rischia la propria vita e in proprio, sarò sempre contro coloro che “banalizzeranno” questo rischio per un becero torna conto!
E mi sembra che nel nostro paese ce ne siano di buoni esempi, a cominciare da quei saccenti quotidiani che da una parte gridano al “bavaglio” dall’altra allungano le mani e si prendono grandi (in termini di zeri) contributi economici da parte dello Stato Censore!
Speak Out Folks!

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