In
giro per Roma capita ancora di imbattersi in qualche cinema che proietta film interessanti, almeno non ci solo culi-e-tette
o commedie banal-estive e che alla fine ti lasciano qualche con qualche
riflessione, pensiero. Mi riferisco a Hunger,
il film che concentra la sua attenzione su gli ultimi momenti di vita di Bobby Sands. Per chi non ha mai sentito
parlare di Bobby Sands, posso solo dire che è stato e rimane un rivoluzionario
irlandese. Trent’anni fa, il 5 maggio 1981, Bobby
Sands morì nella prigione di Maze, a pochi chilometri da Belfast. Aveva 27
anni, un terzo dei quali passati in prigione, e morì a causa dello sciopero
della fame che aveva iniziato per protestare contro l’abolizione dello status
di “categoria speciale”. Lo Special Category Status (SCS) veniva “garantito”, a
partire dal 1972, a tutte le persone che venivano arrestate per cause legate al
movimento separatista dell’Irlanda del Nord. La sua abolizione era vista dal
movimento come una misura per “criminalizzarlo” e allontanare la questione
dell’Irlanda del Nord dal piano politico per renderla solo un problema di
ordine pubblico.
Il film, ben fatto, lento, cruento, ma di una vivida ferocia, alla
fine però mi ha lasciato un riflessione che è legata all’eredità di tanta
passione nei giovani irlandesi. Qualche mese fa ero a Dublino ed ho
partecipato, quasi involontariamente, alla marcia degli irlandesi contro la
possibilità di nominare un “commissario” filo EU al posto del loro Governo
democraticamente eletto. Italia e Grecia non ebbero, né mai hanno manifestato
per questo, il coraggio di opporsi ad un deriva EU-autoritaria.
Con lo slogan “Irlanda agli irlandesi” il fiero popolo celtico si
è opposto, con forza alla perdita di una sovranità popolare per tanto tempo
desiderata, con molto sangue innocente conquistata e ora con carattere e
fermezza difesa. “Abbiamo sofferto, i nostri figli sono stati uccisi per l’Irlanda
libera…non lasceremo la nostra terra alle Banche”, questa una dei tanti slogan
cantati dalle donne irlandesi in O’Connoll street.
E’ sicuramente lo spirito di Bobby Sands, ancora vivo nella
cultura Irish.
Purtroppo non possiamo dire la stessa cosa della nostra cultura,
che – proprio nei giorni della ricorrenza della Liberazione – sembra avere definitivamente
perso lo spirito liberale che le lotte partigiane, impegnate come erano a
ricacciare a casa l’invasore, avevano poi trasmesso alle generazioni
successive.
Ora all'ombra di Ruby nuove generazioni crescono.
Neither Cervi, nor Govone, just Ruby! What
a fuc*!
Cavolo Andrea...sono commossa e arrabbiata!
RispondiEliminaLaura 77
Tutto vero..ma cosa aspettarsi da un popolo (?)cresciuto a colpi di antifascismo e resistenza...ora vi lamentate del popolo bue ma tutto nasce proprio dal fatto che i partigiani hanno combattuto dalla parte sbagliata..gli invasori erano gli americani
RispondiElimina@anonimo. Quando dici queste sciochezze, almeno firmati.
RispondiEliminaComunque è tangibile lo scollamento tra l'impegno delle vecchie generazioni ed il disincanto delle nuove.
Bel post!
Martina