Blog pigro in questi giorni, ma pubblico un articolo che avevo scritto per una rivista musicale nuova. Mi fù respinto poiché “troppo dettagliato”. La rivista ha chiuso dopo sei numeri.
Sarà perché voleva essere più…superficiale? Fuc* Off!!
PS. Ovviamente l’LP the Great Complotto fa
bella mostra nella mia personale discoteta-punk-orientated!
Gli
anni settanta in Italia sono un margine;
da una parte la fine dei sogni lisergici degli anni sessanta e dall’altra
l’inizio di un edonismo sfrenato degli ottanta. Gli anni dabere! E il mondo musicale del sottobosco undergroung non poteva non risentirne. Gli swinging-sessanta
si chiudono con l’Album Le Stelle di Mario Schifano".
Un progetto sonoro proto-multimediale che nasce da una serie di happening
dal vivo ( al Piper) dell’artista Mario
Schifano, accompagnato on-stage da quartetto ed impegnati a suonare
psycadelia pura, mentre su di loro venivano proiettate immagini di un bizzarre
film "Anna Carini in agosto vista dalle farfalle”. L’album è uno dei più rari di quegli anni,
insieme a quello de I Raminghi, Il
lungo Cammino dei Raminghi, che nel 1971 farà da “ponte” con l’allora
nascente scuola progressive italiana. Gli anni settanta
chiuderanno il giro con l’esplosione della musica punk in Europa, ed il
tentativo un po’ naif di intercettarne, se non lo spirito ribelle, almeno
la filosofia irriverente.
The Great Complotto è forse un raro esempio di una
italianizzazione del movimento punk anglossassone. Verso la fine degli anni
Settanta alcuni musicisti di Pordenone decidono, incuriositi, dalla crescente
ondata punk che si stava propagando per tutta la Gran Bretagna, di recarsi a
Londra, dove si esibiranno in un celebre concerto pirata. Ritornano in Friuli
ed ispireranno uno dei primi network autogestiti italiani. Gruppi come HitlerSS e Tampax si consegneranno alla legenda ed anche nella recente Mostra EuroPunk a Villa Medici in Roma cimeli
del Grat Complotto hanno fatto bella figura insieme ai primi flayers
dei CRASS e gruppi minimali giapponesi. Ma è anche ne mezzo che ci appaiono,
nel mondo bizzarro dell’on-line, rare gemme. Cercate su youtube
il video di Ivan Cattaneo, L’Elefante è capovolto (1974) con una performance di un giovanissimo Benigni, così come
una recente ristampa dei primi, bellissimi e surreali, tre album dell’icona
dada-pop di Bergamo merita particolare attenzione: Uoaei del
1975, Primo, Secondo e Frutta (Ivan
compreso) del 1977 e nel 1979, l’album SuperIvan,
con l’intera Premiata Forneria Marconi
come side-band. Il percorso musicale di Ivan
Cattaneo ben rappresenta come la contaminazione radical-cultuarale degli anni
settanta si sia fatta contaminare da un suono plastic-pop anni ottanta. Il
nostro Ivan troverà il successo con un banalissimo 2060 Italian Graffiti. Re-make di canzoncine Ye-Ye degli anni
sessanta. Lo stesso successo non arriderà a Stupid Set, Confusional Quartet, Kaos Rock, Gaz Nevada, Take Four Doses, Luti Chroma, Art Fleury.
Ma anche molti altri. Alcuni, come le Kandeggina
Gang e gli stessi Kaos Rock
beneficeranno di un momento di popolarità con le prime autoproduzioni della
Cramps Recors. Per il resto del mucchio solo internet sembra essere un degno
custode di così tanti sogni [musicali] infranti.
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