giovedì 23 settembre 2010

Tornano Girella e Santoro

"È una parola tipicamente italiana, come la pizza, la tombola, la mafia, ma che, a differenza di questi prodotti impostisi nella nomenclatura internazionale, è rimasta circoscritta al vocabolario politico interno. Quando parliamo di “trasformismo” lo straniero non capisce e bisogna spiegarglielo.
Nel vocabolo sono contenuti e talvolta confusi due significati, due situazioni diverse: una pratica di governo rivolta a disgregare partiti e schieramenti tradizionali, associandone i monconi a maggioranza parlamentari avventizie, con un’opera spregiudicata di assimilazione ( o, secondo degli avversari, di corruzione); il costume di mutare, per opportunismo, bandiera o partito, al modo di Girella [vecchia maschera di politica italiana e universale] o di Fregoli, che questo genere tradusse con successo in tecniche di mimo e arte del travestitismo. Due fenomeni come si vede, quasi complementari tra loro: l’attivo e il passivo, chi trasforma e chi è trasformato".
Confesso, non sono parole mie – anche se ne condivido in pieno il senso e la lirica -, ma dell’anarchico Pier Carlo Masini, di cui in queste settimane le edizioni BFS propongono una trentina di glosse, tra cui questa. Reperibili con un po’ di difficoltà l’opera letteraria del Masini [ tra cui, se vi capita in qualche mercatino, il compendio su Cafiero, edizioni Rizzoli e Poeti della rivolta edizioni BUR ] è illuminante ed attuale anche nei giorni nostri, ispirata com’è dall’affascinante utopia anarchica.
Queste giornate politiche così intense [per loro] hanno inciso su pietra istituzionale la legittima del “trasformismo” nella nostra classe politica: in sicilia gli elettori supportano un programma di destra e lo vedono attuare da una giunta di sinistra. A Livello nazionale Parlamentari eletti sotto la bandiera della destra e – immagino – né condividevano allora i valori e principi che votano con la sinistra. Insomma capriole e copovolte a go-go! Ma cosi ci aspettavamo in un circo? Prima i pagliacci ora gli acrobati! E non siamo ancora ai colleghi del circo di Montecarlo!
Nel mezzo gli italiani e il nostro destino sempre più in amno ad irresponsabili ed egoisti amministratori della “cosa pubblica” e oggi riprende anche AnnoZero condotto dal re del trasformismo; prima in Rai, poi Mediset, poi Rai…Sky, Rai e contratti milionari per una concordate e censoria buon’uscita.
…caro vecchio Franti, quanto ci manchi!

mercoledì 15 settembre 2010

Fragole, sangue e Grilli


Lost but [not yet] found! Chi si ricorda di questo film? Fragole e Sangue! Uno studente disincantato entra in contatto con i giovani ( ed arrabbiati) studenti universitari della giovane Amerika. Sono gli anni sessanta! Black Power, Hippies, droghe a go-go! Vietnam! E – più importante di tutto – una sincera, quanto naif, voglia di controcultura e di rivoluzione. L’eredità di quegli anni è stata in parte dispersa e la cultura "movimentista" di oggi ( popolo viola, popolo della carriole, popolo dei fax…popolo di Mirabbelo) decisamente impresentabile! Straweberry Statement non è mai stato ristampato in DVD in USA e non è disponibile neanche nel circuito amazon.com. Questo la dice lunga sulla differenza di essere veramente antagonisti ( ed ancora censurati) e vendere on-line i propri “prodotti rivoluzionari” ( attraverso il circuito delle Carte di credito e delle ricche banche) spacciandoli per antagonisti.

martedì 14 settembre 2010

Bombe sulla periferia...yankee!

Di questo libro, pubblicato in queste settimane negli States sentiremo sicuramente parlare anche in Italia. anche se con notevole ritardo arriverà sul nostro mercato-culturale una pubblicazione dal taglio razor-shaped non molto lontano e non meno affilitao & tagleinte dal capolavoro di Hubert Selby Jr., Last exit to Brooklin

Date un'occhiata al sito della casa editrice Akashic Book e godetevi il loro catalogo, per adesso ecco la versione originale di una mail di "propaganda" inviatame dall'editore. Enjoy!
Equal parts hip-hop memoir, razor-sharp analysis of the current political climate, and self-help manual for the progressive movement, Please Don’t Bomb the Suburbs: A Midterm Report on My Generation and the Future of Our Super Movement (Akashic) will hit bookstores in September. Considering the author is venerated political organizer Billy Wimsatt, it’s no surprise that the release date is just ahead of the November 2 midterm election.
Wimsatt’s book tour for Please Don’t Bomb the Suburbs will land in swing states nationwide: Ohio, Nevada, Missouri, Pennsylvania, Kentucky, North Carolina, Virginia, Florida, and the Chicago native’s home state of Illinois, where President Barack Obama’s former Senate seat is in a toss-up zone to go red.
Through speaking engagements on campuses and at bookstores around the country, Wimsatt will organize local teams to join a new voter-mobilization initiative called the 12-Week Plan--a program designed to engage progressive voters in electoral organizing in the months before the midterm election.
“The book is the story of my generation coming of age with hip-hop and the culture wars of the ’90s, then waking up--or rather, being slapped across the face--by 9/11, and the Bush years;
finding our voice in Obama’s election, and then feeling frustrated by what followed,” says Wimsatt, who now leads All Hands On Deck, a new organization focused on mobilizing progressive voters. “Even before Obama, we were the most progressive voting generation in U.S. history. We’re also the ones getting left with the bill for melting icecaps and the longest war in our history. The book asks: What does it mean for us to be the grown-ups here? How can we build on our success and create a progressive ‘super movement’ for the 21st century?”
The title Please Don’t Bomb the Suburbs plays on Wimsatt’s first book, Bomb the Suburbs—a treatise on graffiti, race, and politics that became a cult classic in the 1990s, and combined with his second book No More Prisons, sold more than 90,000 copies.

lunedì 13 settembre 2010

Socrate Vs Superman...and the Zen of the art of making happiness with superpowers!


Sperando che non s'incazzino al Corriere.it e che l'autore Trevisin non veda "umiliato" il suo bel lavor su questo blog, pubblico per intero un'articolo apparso oggi on-line su corriere.it. Super-eroi e Filosofia? Wowooow...lo dico da sempre che la vita è come una partita di calcio giocata da super-eroi!...enjoy!

Batman come Socrate, gli X-Men come i sofisti. Nelle università americane la filosofia la insegnano i supereroi. Cresce, infatti, il numero degli insegnamenti che riguardano i cosiddetti popular media: fiction, fumetti, cinema, sono da tempo materia di studio negli atenei degli Sati Uniti. Ma che superpoteri e massimi sistemi potessero andare a braccetto, fra un Wham! e una meditazione cartesiana, nessuno, forse, lo avrebbe mai potuto sospettare.

ETICA - Capita invece che il professor Christopher Robichaud, della Harvard Kennedy School, nel Massachusetts, per avvicinare i suoi allievi ai dilemmi della filosofia morale, offra loro l'esempio di Spider Man: com'è che il giovane Peter Parker deve usare i suoi superpoteri? Moralmente è tenuto a metterli al servizio della comunità? O sarebbe altrettanto «etico» impiegarli per soddisfare la sua vocazione di scienziato? Càpita, ancora, che Christopher Bartel, assistente di filosofia all'Appalachian State University del North Carolina, dia da leggere agli studenti Watchmen, il fumetto degli inglesi Alan Moore e dave Gibbons, premio Hugo nel 1988. E un personaggio, in particolare, serve a Bartel per illustrare le teorie del determinismo e del libero arbitrio: è Dr. Manhattan, alias Jon Osterman, lo scienziato che un incidente nucleare ha trasformato in un essere superpotente, in grado, per di più, di prevedere il futuro.

STAN LEE - Il creatore di tantissimi supereroi (Spiderman, X-Men e i Fantastici 4 su tutti), Stan Lee, ripercorrendo i suoi 71 anni di attività in una recente intervista alla Cnn, lo aveva detto: «Anche se erano storie d'azione a fumetti, ho pensato che poteva essere interessante per i lettori avere una terza dimensione, che ho sempre cercato di introdurre in forma sottile, iniettandovi un po' di filosofia. Qualcosa su cui riflettere, mentre si legge». Più pragmaticamente, il professor Bartel descrive il suo corso – Filosofia, letteratura, cinema e fumetti – come un «fantastico strumento di reclutamento»: moltissimi, fra i suoi studenti, avrebbero scelto la specializzazione in filosofia. Secondo William Irwin, del Black's College of Pennsylvania, non c'è nulla di strano nel mescolare eroi in costume e pensieri altisonanti. «La filosofia comincia con Socrate nelle strade di Atene», commenta, «quando si sforzava di parlare nella lingua del popolo, adoperando analogie con l'agricoltura e citando la mitologia più spicciola». Irwin è, fra l'altro, editore della collana And Philosophy, dove spiccano titoli come X-Men and philosophy, Lost and Philosophy e Batman and Philosophy, dove senza mezzi temini ci si domanda «Perché Batman non uccide Joker?», visto che ogni volta che lo fa arrestare quello, sghignazzando, dopo un po' se ne esce di galera.

NECESSITÀ O PROPAGANDA? - L'autore, Mark White, della City University of New York, si dice sicuro di «scatenare qualche grassa risata nei corridoi». Del resto la domanda si pone legittimamente: questa vague fumettistica negli atenei americani inquadra una reale affinità fra materie di studio e cartoni? Oppure dipende dal narcisismo di qualche professore fanatico di supereroi? Insomma, siamo di fronte a un'evoluzione della didattica, o siamo piombati di colpo in un'aula della scuola Marilyn Monroe, quella del film Bianca di Nanni Moretti? «Ma non stiamo mica mettendo Superman sullo stesso piano di Omero e Dante», ci tiene a precisare Irwin. «L'obiettivo è semplicemente quello di interessare la gente alla filosofia, parlando loro subito in termini familiari».

SUPERUOMINI - Ma forse una spiegazione più sottile, riguardo all'importanza dei supereroi nella cultura americana, l'ha data involontariamente il filosofo Georges Sorel, che nel 1908 si esprimeva con parole in tutto simili a quelle di un moderno fumetto. Il teorico del sindacalismo rivoluzionario scriveva, nelle sue Riflessioni sulla violenza: «Credo che se Nietzsche non fosse stato così preso dalle sue reminiscenze di professore di filologia, si sarebbe accorto che il superuomo esiste per davvero, e che attualmente è incarnato dalla potenza degli Stati Uniti». E nel 1985, pubblicando Watchmen, Alan Moore mette in scena lo speaker di un telegiornale americano, mentre annuncia al mondo che un uomo dai poteri straordinari (il Dr. Manhattan di cui sopra) è al servizio del governo americano, impegnato nella guerra fredda contro l'Urss. Le parole del conduttore sono esattamente queste: «Il superuomo esiste, ed è americano!». I casi sono due: o Alan Moore ha letto Sorel, oppure della necessità di questi supereroi-filosofi dovremo, come han già fatto gli americani, farci una ragione... filosofica.


domenica 12 settembre 2010

Tu voi fà l'americano...ops, l'italiano!

Allora…il Festival del Cinema di Venezia incorona il suo nuovo Re, anzi, in questo caso Regina…o forse principessa, vista anche la giovane età della vincitrice. La Coppola junior ha vinto la 67a Mostra del cinema di Venezia con il film "Somewhere". Morto un Re, viva il Re! Non ho visto [ovviamente] il film, sarà sicuramente bello, ma ancora una volta nel mondo dello spettacolo il tema del TengoFamiglia emerge. In Italia, of course, si primeggia; I Comencini, I De sica, I Guzzanti-3-Guzzanti, i Celentano’s sono all’ordine del giorno, ma quando anche gli americani scivolano su questo (antipatico) nepotismo mi stranisco! Se poi aggiungiamo che nella giuria c’era anche l’ex fidanzato, quel “famoso” Quentin Tarantino tanto pulp quanto sempre più pop, la cosa si delinea con contorni strani. Inquietanti. Direi italioti!
Aggiungo uno stralcio preso dal corriere della sera versione on-line per darvi un’idea: “Tarantino prende il microfono e affronta subito l’argomento che ha animato la 67a mostra «il conflitto d’interesse con i suoi amici registi? I film si giudicano per la capacità di divertire ed emozionare. Della politica e di tutto il resto non ci importa. Questo film ci ha incantato, la giuria lo ha scelto all’unanimità. Discutevano, ruminavamo, ma alla fine Somewhere saltava sempre fuori». In conferenza stampa, però, dopo aver incassato i primi applausi, a chi lo fischiava il regista de “Le Iene” ha risposto con un gestaccio. Ma il Leone non convince neanche il pubblico pagante. E la proiezione di Somewhere alle 22 e 30 in sala Darsena si conclude tra fischi e qualche buu
Insomma; il film non convince, la giuria non convince con il suo voto, la “credibilità” dell’intera strirrura del Festval non convince, però la giovane Coppola vince. Echetepare! Forse ha convinto il suo nome.Sarebbe sato lo stesso se invece di Coppola avremmo avuto un padre che si chiamava Baschetti? Boh?
Deve essere vero il detto che paese che vai, usanza che trovi…però non è che adesso tutti i figli d’arte di papà famosi devono venire nel nostro paese ad affermarsi ! Ci bastano i ( già tanti!) nostri!

giovedì 2 settembre 2010

American HC...with nostagia!


Ok…ci riprovo, ma non garantisco che arriverò alla fine: una nuova classifica delle cinque canzoni punkyankee più punk di altre! Ci provo e l’idea mi è venuta ieri, quando, tra i tanti pacchi, pacchetti, pacchettini arrivati da un po’ ogni parte del mondo, mi è arrivato il volume “Touch and Go: The complete Hardocore Punk Zine /79-‘83”, un barilotto di quasi 600 pagine di vecchio punk HC americano. Da avere!
Subito, preso da ‘na botta de nostalgia, ho preso il mio IPod e mi sono deciso a realizzare la mia compilation punkyankee preferita…e subito si è scatenato un mega pogo nella mia testa: che metto? Chi escludo…i Germs, cazzoquestisi, ma lascio fuori i Flipper? E i Fugazi? E Joe Baiza? Così l’idea, una compilation fatta “solo” con le mejo band…ma da capo, chi dentro l’IPod? E chi lascio fuori? Dopo una lunga paranoia adolescenziale, e un po’ nostalgica, ho circoscritto la cosa a cinque-solo-cinque bands e metto on-line il mio risultato. Con un’accortezza. Questo è il mio punk!
Alla posizione cinque abbiamo i Bad Brains, il pezzo “pay to cum” è qualcosa che ancora oggi stordisce; duecentosecondi di ritmo, melodia e rabbia. Da sentire erisentire cento, mille volte. Poi anche l’evoluzione della band è stata coerente con la loro natura e i diversi membri sembrano vivere ancora nel giusto spirito! Wowowow speed Rasta-Core!
..al quarto posto ( forse un po’ anomali rispetto alla scena HC ) gli Husker Du. Sono sicuramente la parte finale del periodo HardCore, ma dal loro suono nascono album come the process of wedding out dei Balck Flack e l’intera scena noise-strumental della SST. Il loro primo 7 pollici dinamite, ma gli ultimi album sinceri ed evoluti. Tutto quesi decenni prima dei Nirvana e del Seattle sound! I don't want to know if you're lonely una fottuta canzone punk e Zen Arcade un album jazz-core!
Dead Kennedys al terzo, come lasciarli fuori e cosa aggiungere: Nazi punk fuck off!
Il secondo posto è Black Flag e per la costante opera di Henry Rollins. Pochi, forse anche Jello Biafra, i protagonisti della scena punk HC americana che hanno saputo trasformarsi da oltragisti ad attivisti dei diritti civili, pungolatori, aggressivi critici del modello americano come Rollins appunto. A mio modo di vedere più efficace e inamovibile, ma sincero e vero dei vari Chomsky, Zinn e altri falsi profeti ( ne hanno anche loro, non solo noi! )
Al primo posto, che piaccia o no, spetta a loro, a tutta la loro produzione ( che da sola a riempito mezzo IPod ) The Ramones…hey oh! Let’s Go!

mercoledì 1 settembre 2010

L'Anarchia convenzionale


Rientrato a Roma ritrovo dei miei vecchi amici che non solo non mi hanno tradito, ma mi hanno pazientemente aspettato nel box della mia portiera; mi riferisco ai miei libri, compagni di viaggio, di notte…di tutto e alle mie riviste e anche a bizzarri CD. Anche loro [ le riviste] strumento utile di curiosità e comprensione alternativo al sistema in piedi ai giorni nostri in Italia. Non che non ci sia libertà di stampa (conoscete ormai la mia posizione), ma che manchi coraggio e qualità è ormai un fatto così palese che giornali, telegiornali, informazione televisiva viene fatta e prodotta dai figli della politica per la politica. Dal servo al padrone ( TG3 per i padroni left, TG4 per i padroni right...stesso circo, diversa la musica! )…però, ogni tanto germoglia qualche fiore ed a casa ho trovato il numero 355 di Rivista Anarchica. Un “barilotto” di 178 pagine al prezzo di €5.00 che spazia in diverse aree; un’interessante Dossier su Pietro Gori, poeta anarchico, un ulteriore approfondimento sui movimenti anarchici russi ai giorni d’oggi.
Anche se una parte dell’editoriale mi ha lasciato perplesso. Una posizione, quella di Rivista "A" che mi ha un po’ disorientato. Mi riferisco a questo passaggio: “Gente che legge “A”, ma compra l’Internazionale, Il Manifesto, Azione non-violenta, il Diario,ecc…che guarda in TV Report, Santoro, Ballarò, ma anche i canali di storia o chissa cos’altro. Che ascolta le radio locali di movimento”. Io non compro il Manifesto, nè guardo in TV Santoro. Non mi piace Diario e trovo molto fazioso Ballarò ( Sarà un caso che và in onda sulla tv comunista di stato? )
Cerco che se anche una rivista storica dell’antagonismo al sistema si lascia sedurre da finti rivoluzionari come Santoro ( forse sfugge ad “A” il lauto compenso di questo "militante" e la sua omerosa proposta di uscita dalla RAI. Proposta che non venne mai fatta ad altri “censurati”), mi domando cosa abbia più senso nel movimeto anarchico italiano.
Fortunatamente rivista Anarchica NON è l’organo ufficiale di un movimento, quello anarchico, che per sua natura rifiuta ogni forma di scrittura.
Comunque concediamo anche ad “A” uno scivolone e riconosciamogli il merito per anni di sana e vera militanza.
Almeno per stavolta. Ancora una volta...not more!
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